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Brasile e Argentina Qatar

Caduta verdeoro. Estasi (con macchia) albiceleste

Mondiali in Qatar 2022 da capogiro: il Brasile, eliminato dalla Croazia, e la vittoria non facile dell’Argentina ai rigori su una splendida Olanda. Signori, i Mondiali!
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Caduta verdeoro. Estasi (con macchia) albiceleste

Mondiali in Qatar 2022 da capogiro: il Brasile, eliminato dalla Croazia, e la vittoria non facile dell’Argentina ai rigori su una splendida Olanda. Signori, i Mondiali!
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Mondiali in Qatar 2022 da capogiro: il Brasile, eliminato dalla Croazia, e la vittoria non facile dell’Argentina ai rigori su una splendida Olanda. Signori, i Mondiali!
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Mondiali in Qatar 2022 da capogiro: il Brasile, eliminato dalla Croazia, e la vittoria non facile dell’Argentina ai rigori su una splendida Olanda. Signori, i Mondiali!
Signori, i Mondiali! Il torneo che ti consegna all’immortalità sportiva, ma anche alla dannazione di una memoria che non scolora. Anche e soprattutto nella sconfitta. È il caso (che si ripete calcisticamente in modo devastante) del Brasile, saltato ancora una volta su di un ostacolo ampiamente alla sua portata. Uno dei problemi è che per i brasiliani non esistono ostacoli fuori dalla propria portata e a ogni prima, seria difficoltà vedono l’uomo nero. In una partita brutta, spigolosa, in cui del calcio “bailado“ ammirato anche nel torneo qatarino non si è vista traccia, la pratica sembrava risolta una volta tanto dal fenomeno di una generazione, Neymar. Invece… invece niente. Troppo tosti, coriacei, esperti e smaliziati i croati per aver paura di prendere goal al minuto 105 e capaci di rispondere al 118º, mandando in confusione la macchina verdeoro. Perché – tanto per non cambiare – il Brasile non è riuscito a trasformare fino in fondo la somma di talenti in una squadra. È incredibile come si commettano sempre gli stessi errori, pur con manici diversi: finché si va, si va e si balla che è un piacere (unico, apparente problema dell’allenatore Tite fino a quarantott’ore fa era gestire le domande sui balletti dei suoi a ogni goal). Appena si smette di andare, però, non si va proprio più per nulla. Si diventa l’esatto opposto di ciò che il Brasile resta nell’immaginario di ciascuno di noi: un calcio speciale. Perché quando si normalizza, il Brasile finisce ancora una volta fuori dai Mondiali. Come nel 2018, come nella “tragedia“ casalinga del 2014, che continua a pesare nelle menti e nei cuori di questi ragazzi che si ritrovano a piangere lacrime vere e amarissime. Non balla l’Argentina: soffre, sputa sangue, spesso giochicchia, quasi sempre si aggrappa al suo totem con il N.10. Eppure, paradossalmente va di più, perché non ha alcuna pretesa di insegnare calcio al mondo. Vuole “ganar”, vincere in qualunque modo, anche per provare l’ultimo ballo con la gloria del vate-Messi. Ieri ha meritato, ma avrebbe potuto perdere una partita già vinta. Perché questi sono i Mondiali e l’Olanda ne è interprete sopraffina e non muore mai. Emozioni su emozioni, fino alla sfida da Ok Corral dei rigori. Lì, il Brasile ha trovato tutti i suoi fantasmi ad attenderlo, l’Argentina ancora una volta un portiere superbo, una freddezza “europea“ dagli 11 metri e un’esultanza antisportiva in faccia agli Orange che è un disonore e che non si può tacere nel momento del trionfo. L’avventura continua, per l’Albiceleste, mentre i verdeoro vanno all’ennesimo, inutile processo. di Fulvio Giuliani

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