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Edoardo De Angelis

Todaro, i migranti e l’umanità – Parla Edoardo De Angelis

“Comandante” di De Angelis arriverà nelle sale il prossimo 31 ottobre: “Pierfrancesco in questa avventura mi ha regalato molti gesti sorprendenti, gliene sono grato”
Dopo aver aperto l’80ª Mostra Internazionale dell’Arte Cinematografica di Venezia, “Comandante” di Edoardo De Angelis arriverà nelle sale il prossimo 31 ottobre. Uno dei titoli di punta della stagione cinematografica, che ripercorre le gloriose gesta di Salvatore Todaro, il comandante del sommergibile “Cappellini” che nel pieno della Seconda guerra mondiale salvò la vita ai marinai sopravvissuti all’affondamento del mercantile nemico. Il principale punto di forza del film distribuito da 01 Distribution è la sua straordinaria attualità: «Ci sono dei gesti che attengono a una morale universale. Quando vengono compiuti hanno il carattere cristallino dell’essere giusti, belli. Non hanno tempo e non hanno spazio perché travalicano il momento in cui sono stati compiuti: vengono da lontano e vanno lontano» ci racconta De Angelis.
Fra i protagonisti delle recenti “Giornate nazionali del Cinema per la Scuola 2023” (Anec), il regista napoletano sottolinea come la storia di Todaro sia un monito da ascoltare attentamente: «Se finanche durante l’abominio della guerra, agli ordini di un regime dittatoriale, un uomo ha ritenuto più importante agire in conformità con la propria natura umana – disobbedendo alle regole d’ingaggio militare e alle leggi terrene – com’è possibile che in tempo di pace ci si dimentichi che cosa significhi essere umani? Si scambia la forza con la sottomissione e con l’umiliazione, ma la vera forza è il gesto di chi è capace di aiutare e accogliere». Un riferimento all’immigrazione e ai barconi in mare, con buona pace dei soloni che hanno parlato di vicinanza alla politica del governo Meloni: «Certe critiche possono essere giustificate soltanto se non si è visto il film: mi sembra chiaro che dica altro».
 
“Comandante” regala l’ennesima straordinaria interpretazione di Pierfrancesco Favino: «Sembrava aver ricoperto tutti i ruoli possibili, ma ero convinto che custodisse dentro di sé un vasto territorio ancora inesplorato. Quella dimensione inconscia mi attraeva e gli ho chiesto di metterla in scena». Il regista ammette di condividere con l’attore l’attitudine al lavoro meticoloso, «ma questo ha un unico scopo: il vero abbandono. La nostra arte non si può improvvisare senza una grandissima preparazione di fondo. Inseguiamo quel gesto inaspettato e incontrollato che viene fuori solo dopo aver provato le scene un milione di volte e aver studiato a fondo il copione. Pierfrancesco in questa avventura mi ha regalato molti gesti sorprendenti e gliene sono grato».
Spesso bistrattato da qualche sapientone, il nostro cinema sta attraversando una fase interessante: da una parte la conferma dei grandi autori, dall’altra la nascita di nuove voci. De Angelis è fiducioso: «Sto vedendo grandi film italiani, con un’offerta di racconti estremamente variegata. Registro anche un grande sforzo nel rinnovare le sale e renderle più accoglienti. I risultati ottenuti non sono soltanto numeri. Quando si estinguerà l’uomo si estingueranno anche le storie che racconta, ma fino a quel momento vorremo sempre sederci in compagnia di altri in una sala buia e celebrare il rito della vita attraverso la sua sintesi più sublime: il cinema». Di Massimo Balsamo 

il personaggio, Italia, spettacoli