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rete elettrica ucraina

La rete elettrica ucraina adattata alla guerra

La luce sta sconfiggendo le tenebre in Ucraina, dove la rete elettrica è stata adattata alla guerra: sono 23 i giorni senza blackout

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La rete elettrica ucraina adattata alla guerra

La luce sta sconfiggendo le tenebre in Ucraina, dove la rete elettrica è stata adattata alla guerra: sono 23 i giorni senza blackout

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La rete elettrica ucraina adattata alla guerra

La luce sta sconfiggendo le tenebre in Ucraina, dove la rete elettrica è stata adattata alla guerra: sono 23 i giorni senza blackout

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La luce sta sconfiggendo le tenebre in Ucraina, dove la rete elettrica è stata adattata alla guerra: sono 23 i giorni senza blackout

Toporivtsi – Per ben 23 giorni consecutivi non abbiamo avuto interruzioni energetiche e, per la prima volta in un anno, anche le strade di Kharkiv sono state illuminate di notte. Un vero record, interrotto ieri da qualche blackout programmato a causa dei pesanti bombardamenti che hanno colpito i sistemi energetici nelle regioni di Zhytomyr, Odessa e Zaporizhzhya. Quella ottenuta dagli ingegneri ucraini potrebbe essere la prima netta vittoria di questo Paese sul malvagio disegno di Putin, perché la primavera è ormai alle porte e il ricatto del buio e del freddo non ha piegato la volontà di gente determinata a non cedere alle condizioni dell’aggressore.

Yuriy Boyko, membro del Consiglio di sicurezza di Ukrenergo (l’unico operatore delle linee di trasmissione ad alta tensione in Ucraina) ha recentemente dichiarato ai media locali che – dopo aver perso il 44% della propria produzione energetica nucleare e tre quarti di quella totale, che a inizio 2022 si attestava intorno ai 56 gigaWatt – attualmente la capacità produttiva (stimata attorno ai 15,5 gigaWatt) è in surplus sulla domanda.

Gli ingegneri ucraini hanno progettato modifiche sostanziali al sistema energetico del Paese realizzabili nel breve, medio e lungo termine: le zone più sensibili delle centrali sono ora avvolte da uno scudo protettivo metallico ricoperto da sacchi di sabbia (ne sono stati impiegati per più di 100mila tonnellate) in grado di attutire e smorzare l’onda d’urto delle deflagrazioni; i nuovi impianti saranno costruiti all’interno di appositi bunker in grado di proteggerli da attacchi pure peggiori di quelli attuali; il sistema energetico è stato ripensato completamente in modo da essere decentralizzato in molte sub-unità ad alto rendimento, indipendenti ma al contempo interconnesse, in grado di proteggere le città anche da altri danni causati dall’uomo.

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Oltre 30 Paesi hanno dato un contributo sostanziale al superamento del deficit energetico provocato dalla criminale aggressione russa. Camminando per le città si vedono gruppi elettrogeni ovunque: nei negozi, fuori dalle strutture pubbliche e nei pressi dei punkt neslamnosti (i “punti dell’invincibilità” in cui è possibile caricare telefoni e powerbank bevendo una bevanda calda). Almeno in questi termini la luce sta forse davvero sconfiggendo le tenebre, relegando (per ora) a un ricordo il rumore assordante dei motori endotermici. Ne resta un altro non meno fastidioso: quello dei droni iraniani, spesso preludio di massicci attacchi missilistici come quello di ieri, che presumibilmente potrebbero ora essere rivolti contro le strutture idrotecniche del Paese.

Mentre scrivo suonano ininterrottamente le sirene e l’allerta è massima: per la prima volta sono stati lanciati dei missili ipersonici nello stesso momento e violente esplosioni hanno colpito Dnepr, Vinnytsja, Zhytomyr, Mykolaiv e Odessa: tutte città sviluppatesi in prossimità di bacini idrici e altrettanti impianti idrotecnici. I russi lanciano ormai deliberatamente razzi che attraversano anche lo spazio aereo della Moldavia perché sanno che quel Paese è sprovvisto di sistemi di difesa in grado di fermarli e che, non essendo territorio Nato, nessuno farà nulla per farli smettere. Di questi tempi la neutralità è un lusso troppo costoso per sé e per gli altri.

di Giorgio Provinciali 

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