Digiuno intermittente, cosa dice la nutrizionista
Roma, 9 mag. (Adnkronos Salute) – Digiuno intermittente sempre più seguito dai salutisti e da chi vuole semplicemente perdere chili, complici anche i social, le App e varie modalità tecnologiche che ‘guidano’ all’uso. “Un metodo che, sul piano scientifico, ha sicuramente dato indicazioni positive e può essere utile. Ma non è per tutti. L’alimentazione e lo stile alimentare sono necessariamente legati alle esigenze peculiari delle singole persone. Non ci sono diete e metodi standard, validi per tutti”. Così all’Adnkronos Salute Elena Dogliotti, biologa nutrizionista specialista in scienze dell’alimentazione, supervisore per Fondazione Veronesi.
“Purtroppo – spiega l’esperta – spesso la scelta di seguire determinati regimi alimentari è legata alla stagionalità. In primavera si cerca di correre ai ripari per perdere i chili accumulati prima dell’estate. Oppure alle mode. Due motivazioni assolutamente sbagliate e che si basano sull’idea di una soluzione unica per tutti. Non è così. Ogni dieta va costruita su misura e con l’aiuto di un esperto. Il ‘fai da te’ è sempre insidioso e può essere pericoloso”.
E’ assolutamente da evitare in alcuni casi, per esempio “in bambini o adolescenti, nelle donne in gravidanza o da chi è in condizione di rischio o malnutrizione – precisa Dogliotti – Serve poi avere attenzione alle persone che tendono a sviluppare disturbi del comportamento alimentare, considerando che si tratta di un metodo che insiste sulla restrizione calorica e gli orari di assunzione del cibo”.
In ogni caso, anche se non mancano i benefici descritti in letteratura, “servono ancora studi a lungo termine per misurare l’impatto delle varie forme di digiuno intermittente sulla salute”, rimarca la specialista.
Non si tratta infatti di un solo metodo, puntualizza Dogliotti, “ma di condotte alimentari che non vanno a creare un digiuno vero e proprio, ma che sospendono l’alimentazione per più ore al giorno. La più diffusa è quella che prevede un digiuno di 16 ore e 8 ore in cui, invece, si può mangiare”.
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