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Francesco Cicchella

I mille volti di Francesco Cicchella

I mille volti del comico e showman Francesco Cicchella: Ultimo, Achille Lauro… ma se fosse anche Liberato?
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I mille volti di Francesco Cicchella

I mille volti del comico e showman Francesco Cicchella: Ultimo, Achille Lauro… ma se fosse anche Liberato?
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I mille volti di Francesco Cicchella

I mille volti del comico e showman Francesco Cicchella: Ultimo, Achille Lauro… ma se fosse anche Liberato?
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I mille volti del comico e showman Francesco Cicchella: Ultimo, Achille Lauro… ma se fosse anche Liberato?
Da anni Francesco Cicchella accarezza il pubblico mettendo in scena un’innata dote trasformista che lo rende un vero e proprio showman, capace di tenere sul palmo della mano una miriade di personaggi. Attore, pianista, cantante e all’occorrenza ballerino. «Mi definisco un ex futuro musicista» se la ride. Diviso fra le sue due anime sin da piccolo. «Suonavo il piano (da autodidatta) e improvvisavo imitazioni, ma non m’immaginavo comico». La svolta? Intorno ai 13-14 anni. «Ho capito che la comicità era la strada giusta per esprimermi». La cosa poi gli sfugge di mano tra i banchi di scuola: «Imitavo i personaggi famosi e anche i professori. Il lato divertente è che inizialmente nessuno conosceva la propria imitazione e se la rideva di quella altrui. Alla fine mi hanno sgamato ma l’hanno presa bene, forse perché ero anche studioso. Tant’è che mia mamma non si è mai arresa e mi propone ancora concorsi nelle forze dell’ordine». Il cosiddetto posto fisso, per dirla alla Zalone. «Niente da fare, guadagno più di mio fratello vigile urbano». Lo raggiungiamo in una breve pausa dal suo one man show “Bis!” (in giro per l’Italia), in cui ripropone (fra le altre) le parodie dei cantanti, suoi cavalli di battaglia. Nessuno se l’è mai presa. «Anzi, in diversi casi è nata un’amicizia e stima profonda. Penso a Gigi D’Alessio o a Massimo Ranieri». Nel dirlo improvvisa all’istante Achille Lauro che fa il verso a Ultimo: «Ma tu l’hai mai riempita la stadia Olimpica?». Impossibile trattenere la risata. La sua immensa fantasia nasconde una gran preparazione. «Come scelgo i parodiati? A volte per stima, altre per antipatia. Dipende più che altro dal personaggio. Esempio, Achille Lauro e Ultimo me l’hanno servita sul piatto d’argento. Il primo coi quadri, l’altro con la reazione da vicecampione al Festival». Un palco a cui guarda, anche in altre vesti, dal debutto discografico con “Sempe cu mme”. «Sanremo in gara? Perché no, ma non a breve. Nel frattempo (settembre) usciranno altri inediti». Quanto agli amici nello mondo dello spettacolo, fa nomi e cognomi: «Tutta la famiglia di “Made in Sud”». Il suo vero debutto. «Programma che mi ha lanciato e in cui sono anche cresciuto. Poi sicuramente Angelo Pintus». Grande complice del comedian partenopeo, tanto da averlo voluto come ospite nel suo special natalizio intitolato “La Befana vien di Pintus” (andate a vedere il suo esilarante Al Bano che canta come apertura della sigla di Lady Oscar “Grande festa a Cellino San Marco”). Capitolo “Tale e Quale Show”. Lui che è arrivato primo nel 2015, passerebbe alla giuria? «Non so, è difficile giudicare altri professionisti. Una cosa è certa: sarei molto severo». Anche sentimentale, col Napoli campione d’Italia. «È stata un’emozione, il mio primo vero scudetto, vissuto allo stadio in tutte le ultime partite casalinghe, specie quella con la Fiorentina con la gran festa finale». Abbiamo sentito bene: e se fosse proprio lui Liberato, il rapper napoletano mascherato? «Non sono io, ma in ogni caso non ve lo direi». di Maria Francesca Troisi

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