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80 anni di infinito De Niro

La lista dei formidabili personaggi cui Robert De Niro ha dato corpo e anima in oltre 50 anni di carriera è infinita.
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80 anni di infinito De Niro

La lista dei formidabili personaggi cui Robert De Niro ha dato corpo e anima in oltre 50 anni di carriera è infinita.
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80 anni di infinito De Niro

La lista dei formidabili personaggi cui Robert De Niro ha dato corpo e anima in oltre 50 anni di carriera è infinita.
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La lista dei formidabili personaggi cui Robert De Niro ha dato corpo e anima in oltre 50 anni di carriera è infinita.

Travis Bickle, lo psicotico tassista newyorkese reduce dal Vietnam, compie 80 anni. Come lui, Don Vito Corleone, Al Capone, Jake La Motta, l’incredibile Jimmy Conway in “Quei Bravi Ragazzi”, dal libro Goodfellas. E poi Noodles, gangster ebreo in “C’era una volta in America“.

La lista dei formidabili personaggi cui Robert De Niro ha dato corpo e anima in oltre 50 anni di carriera è infinita. Continuare l’elenco sarebbe superfluo, escludere alcune interpretazioni forse risulterebbe offensivo. L’attore italo-americano per festeggiare la cifra tonda (di recente è diventato padre per la settima volta) ha scelto di venire in vacanza a Napoli prima e poi in Costiera Amalfitana, con un saluto all’amico Paolo Sorrentino, impegnato su un set napoletano.

De Niro ha portato nel cinema d’élite il concetto più alto di versatilità. Anzi, forse è stato il secondo in ordine di tempo, preceduto da quell’altro genio assoluto di Marlon Brando. Poi c’è stato anche Jack Nicholson e poco altro, ma Jack, anche per quegli occhi che non avrebbero mai potuto mentire, ha sempre caratterizzato immediatamente i suoi personaggi. Con De Niro, non si sa mai cosa stessero pensando, meditando. Se Brando, con i suoi codici, con la sua mimica, portava gli spettatori a estraniarsi, a considerare la sua interpretazione slegata dal personaggio, De Niro è il “personaggio” del film, vi si identifica, ci entra dentro, anche fisicamente, come avvenuto in “Toro Scatenato”, dove ingrassa 30 chili, o in “The Untouchables” (Gli Intoccabili) dove indossa anche le mutande di seta, per rendere al meglio la vita avvolta dal lusso di Al Capone. 

Martin Scorsese – soprattutto nei gangster movie – ha saputo trarre il massimo dal suo incredibile talento espressivo. Hanno lavorato assieme in nove film, producendo almeno cinque-sei capolavori, comprese opere poco comprese dalla critica come Casinò (1995). De Niro per lui ha interpretato redenti e cattivi, perdenti e vincenti. Poliziotto, detective, criminale. Tutto con disarmante competenza e naturalezza.

“Non conosco nessuno in grado di sorprendermi sullo schermo come De Niro per la sua forza e capacità di coinvolgere”, dice di lui Scorsese. Ma prima di Scorsese c’è stato Brian De Palma, e dopo Scorsese c’è stato Francis Ford Coppola e anche George Lucas. Anche Bernardo Bertolucci, che gli affidò il ruolo del giovane Berlinghieri, proprietario terriero padano nella prima metà del ventesimo secolo in Novecento atto I e II, nel 1976. De Niro era sul set a Parma dal lunedì al venerdì, nel week end volava a New York per confezionare Taxi Driver.

E’ il più grande di sempre? Forse. E poi, cosa importa. Ha vinto due Oscar (Padrino II e Toro Scatenato), avrebbe dovuto vincerne un altro paio. Ma cosa importa. Resta quel processo di identificazione con il personaggio che mai si è visto sullo schermo a quel livello. Si è recentemente espresso contro l’uso estensivo dell’intelligenza artificiale nel cinema che renderebbe la vita ancora più complicata agli sceneggiatori di Hollywood. Di sicuro l’IA non potrà mai sostituire uno come lui.

di Nicola Sellitti

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