Congresso Usa, bilancio sicuro
Il duplice voto del Congresso americano di sabato notte segna una novità politica rilevante: il tentativo dell’ala estremista del Partito repubblicano è clamorosamente fallito
| Esteri
Congresso Usa, bilancio sicuro
Il duplice voto del Congresso americano di sabato notte segna una novità politica rilevante: il tentativo dell’ala estremista del Partito repubblicano è clamorosamente fallito
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Il duplice voto del Congresso americano di sabato notte segna una novità politica rilevante: il tentativo dell’ala estremista del Partito repubblicano è clamorosamente fallito
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Il duplice voto del Congresso americano di sabato notte segna una novità politica rilevante: il tentativo dell’ala estremista del Partito repubblicano è clamorosamente fallito
Il duplice voto del Congresso americano di sabato notte segna una novità politica rilevante: non tanto perché il rischio di uno shut down del governo federale è stato nuovamente rinviato di un paio di mesi, ma perché il tentativo dell’ala estremista del Partito repubblicano di giocare al “tanto peggio, tanto meglio” è clamorosamente fallito. La Camera ha approvato la risoluzione bipartisan con la richiesta maggioranza di oltre i due terzi (335 a 91) e al Senato il testo è passato due ore dopo per 88 a 9. Un voto senza molti precedenti in tempi recenti.
Gli esagitati ultra-trumpisti minacciano ora di vendicarsi presentando una mozione per rimuovere lo speaker, il repubblicano californiano Mc Carthy, ma possono contare soltanto su una o due decine di voti. Basterebbe l’astensione o l’assenza di un simile numero di deputati democratici per far fallire miseramente anche questo tentativo e porre le premesse per una ulteriore serie di accordi bipartisan. In tal caso la destra repubblicana si troverebbe completamente fuori gioco in Parlamento.
È presto per capire bene come andrà a finire, ma è chiaro che fra i repubblicani stanno volando sedie e coltellate che non potranno non complicare ulteriormente la posizione di Trump, già impegnato a far fronte simultaneamente in quattro diversi tribunali federali e statali a 91 capi d’imputazione che possono costargli la libertà e il patrimonio.
La vittima innocente di questo parapiglia è stata l’Ucraina, che ha visto sparire dal progetto di bilancio suppletivo i 6 miliardi di ulteriori aiuti previsti a suo favore, ma questo problema può essere risolto in vari modi. In primo luogo il Pentagono, che ha un bilancio annuale di circa 800 miliardi, ha mezzi propri per continuare a fornire armi, come ha confermato il ministro della Difesa Austin nel recente incontro con Zelensky. In secondo luogo, c’è nel Congresso Usa una larga maggioranza favorevole a mantenere il sostegno all’Ucraina e dovrebbe essere relativamente facile far passare prossimamente una mozione specifica a tal fine (come propone Biden) o un testo bipartisan che includa border security e Ucraina (come chiede Mc Carthy). In terzo luogo, gli americani potrebbero ragionevolmente chiedere agli europei di allargare maggiormente i cordoni delle loro borse, considerando il fatto che l’Ucraina è di tutta evidenza un problema maggiore per noi che per loro. Borrell a nome dell’Ue si è dichiarato preoccupato e intransigente, ma anche per l’Europa è necessario allineare portafoglio e dichiarazioni retoriche.
Detto questo, l’America è ormai entrata nel ‘ciclo elettorale’ in vista del voto di novembre 2024. Joe Biden mostra visibilmente il peso dell’età e, pur ricandidandosi con un track record decente, suscita scarso entusiasmo fra gli elettori, se non fosse per i rischi – evidenti ai più – di un eventuale ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. L’establishment repubblicano appare dilaniato dalla necessità di fare i conti con la perdurante popolarità di Trump nella base e la grande difficoltà di trovare un candidato alternativo capace di vincere le primarie. Indubbiamente è una telenovela che riserverà ancora molte sorprese nei prossimi tredici mesi.
di Ottavio Lavaggi
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