Alle radici del fenomeno Sinner
“O vinco o imparo”: una frase che racchiude l’essenza del fuoriclasse e che descrive perfettamente Sinner, riuscito nell’impresa di battere Djokovic agli Australian Open
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“O vinco o imparo”: una frase che racchiude l’essenza del fuoriclasse e che descrive perfettamente Sinner, riuscito nell’impresa di battere Djokovic agli Australian Open
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“O vinco o imparo”: una frase che racchiude l’essenza del fuoriclasse e che descrive perfettamente Sinner, riuscito nell’impresa di battere Djokovic agli Australian Open
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“O vinco o imparo”: una frase che racchiude l’essenza del fuoriclasse e che descrive perfettamente Sinner, riuscito nell’impresa di battere Djokovic agli Australian Open
Qui non si tratta di cercare gli aggettivi in grado di descrivere un puro fenomeno. La questione non è azzeccare l’immagine vincente, il superlativo corretto per un predestinato. Si deve necessariamente partire dall’uomo che Jannik Sinner è riuscito a battere nella semifinale degli Australian Open di questa mattina all’alba (per noi in Italia): Nole Djokovic. Il più grande di ogni tempo, in base ai freddi numeri che magari non saranno in grado di descrivere interamente un campione, una storia – in questo caso una leggenda – ma certo restano granitici nel raccontare il serbo come una delle più perfette macchine agonistiche che si siano mai viste in qualsiasi sport. Jannik Sinner ha battuto costui concedendogli un solo set – il quarto perso al tiebreak – in cui si possa dire ci sia stata partita. Negli altri tre vinti dall’azzurro (a Nole, Jannik ha lasciato 6 game su 18 in questi set..) sembrava di assistere allo spettacolo che innumerevoli volte lo stesso Djokovic ha offerto in giro per il mondo: quell’idea di granitica, assoluta, ineluttabile forza che diventa certezza aritmetica di vittoria. L’idea inculcata nell’avversario che non sia possibile batterlo, almeno non oggi. Quello che Djokovic fece a Sinner appena una manciata di mesi fa Wimbledon, quando l’italiano fu strapazzato proprio dal serbo nella semifinale del più importante torneo al mondo. C’è una frase che i distratti considerano semplicemente “fatta“ e invece racchiude l’essenza del fuoriclasse: “Vinco o imparo“. Jannik Sinner imparò tantissimo a Wimbledon e ha continuato a farlo nelle ATP Finals di Torino, quando ancora – una manciata di settimane fa – Nole appariva imprendibile. Poi, in Coppa Davis tutto è cambiato. Nulla di casuale, frutto di lavoro, programmazione e studio. Di un talento fuor dal comune, questo è evidente, ma supportato da qualità psicologiche e morali che negli ultimi mesi sono letteralmente esplose all’attenzione del mondo. La grandezza del ragazzo è in una nostra certezza: queste sono le ore in cui ci si godrà una vittoria che resterà nella memoria sua e di tutti, ma molto presto resterà spazio e tempo solo per la concentrazione. Solo per la finalissima degli Australian Open, una delle quattro prove del Grande Slam. Una delle quattro prove che ti trascinano nella storia della sport. Che bel risveglio. di Fulvio Giuliani
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- Tag: Tennis
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