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Bombe a grappolo sulla popolazione civile di Odessa

Kyvalov era talmente bello da esser chiamato “castello di Harry Potter”: ora non c’è più, insieme alla vita di quaranta persone, distrutte da bombe a grappolo russe

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Bombe a grappolo sulla popolazione civile di Odessa

Kyvalov era talmente bello da esser chiamato “castello di Harry Potter”: ora non c’è più, insieme alla vita di quaranta persone, distrutte da bombe a grappolo russe

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Bombe a grappolo sulla popolazione civile di Odessa

Kyvalov era talmente bello da esser chiamato “castello di Harry Potter”: ora non c’è più, insieme alla vita di quaranta persone, distrutte da bombe a grappolo russe

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Kyvalov era talmente bello da esser chiamato “castello di Harry Potter”: ora non c’è più, insieme alla vita di quaranta persone, distrutte da bombe a grappolo russe

Khotyn – Immaginate di fare jogging in Parco Sempione a Milano, nella ciclabile lungotevere a Roma o nei giardini della Villa Duchessa di Galliera a Genova. È una bella giornata primaverile e intorno a voi uomini e donne d’ogni età passeggiano immersi in santa pace nel profumo dei fiori appena sbocciati. Il cielo è terso e una leggera brezza ritmata dal cinguettio degli uccellini accarezza le foglie degli alberi.

Un sibilo intenso e penetrante squarcia quell’idillio terminando in un’esplosione sopra le vostre teste. Poi altre cinque, dieci, venti, trenta deflagrazioni si susseguono potentissime in meno d’un secondo, distruggendo ogni cosa intorno a voi. Una tempesta di schegge taglienti come rasoi dilania panchine, alberi e persone. Tutto. V’alzate da terra sanguinanti. Il vostro cane sta morendo. Non riuscite a trovare metà del suo corpo mentre da quel che ne resta sgorga sangue a fiotti. Siete feriti ma non sapete cosa fare, perché molte schegge hanno lacerato le vostre carni. I bambini piangono, le madri urlano dal dolore. Provate a rianimare chi era con voi ma i loro corpi sono esanimi.

Questo è ciò che ha vissuto chi lunedì sera non ha avuto la fortuna di trovarsi a Milano, Roma o Genova ma era in un luogo altrettanto bello vicino al mare d’Odesa. Quello di Kyvalov era tanto bello da esser chiamato “castello di Harry Potter”, perché sembrava uscito da una favola. Un missile balistico russo armato con una testata a grappolo l’ha distrutto insieme alle vite d’una quarantina di persone. Trentadue sono rimaste ferite, quattro sono morte sul colpo, un’altra è deceduta in ospedale per un ictus innescato dall’attacco e poi ancora uno è spirato per le gravissime ferite riportate. Otto persone versano in condizioni gravi, di cui quattro estremamente critiche. Una di esse è una bambina d’appena quattro anni.

Lasciati a piede libero da chi in Occidente continua a restarsene ben armato alla finestra mentre il vicino viene massacrato, i terroristi russi stanno colpendo ora i luoghi più popolari e paesaggistici dell’Ucraina dopo averne devastato e ridotto all’osso oltre 1.200 scuole, altrettante chiese e 1.600 ospedali. L’ultimo è stato colpito l’altro ieri a Kharkiv mentre al suo interno si trovavano oltre mille civili.

L’Occidente è colpevole. «Gli alleati della Nato non hanno mantenuto ciò che avevano promesso all’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno trascorso mesi senza sostenerla e gli alleati europei non hanno consegnato la quantità di munizioni promessa. Ciò ha permesso ai russi d’avanzare e ora ne vediamo le gravi conseguenze». A parlare è il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg, in visita a Kyiv dal presidente Zelenskyj proprio mentre si consumava quell’ennesima strage di civili. Ora, si tratta d’esser quantomeno onesti con sé stessi. Quelle persone non sono state uccise soltanto dai russi ma anche da chi ha fatto poco o nulla per fermarli. Ogni ritardo nelle consegne, ogni promessa disattesa, ogni spazio lasciato a chi interferisce con l’invio d’armi all’aggredito, ogni porta chiusa economicamente in faccia alla Russia sapendo bene che ne avrebbe aperta un’altra sul retro, ogni invito a confondere la pace con la resa è costato all’Ucraina fiumi di sangue innocente.

Come ha chiosato lo stesso Stoltenberg, «non è troppo tardi perché l’Ucraina prevalga». Tuttavia, Kyiv non può più permettersi il bello e cattivo tempo dei propri partner. Mancanze e remore, come quelle che le impedirono di chiudere la partita già nel 2022, ora non sono più ammissibili. Le recenti perdite russe (1.040 uomini giovedì, 950 venerdì, 1.124 sabato, 1.096 domenica, 1.320 lunedì e 1.250 martedì oltre alla diserzione d’oltre 17mila uomini) in condizioni dieci volte più vantaggiose in termini d’artiglieria sull’Ucraina e i recenti riguadagni territoriali annunciati da Syrsky lasciano ben sperare ma devono essere l’ultima chance per spronare gli alleati a fare di più, prima e meglio.

di Giorgio Provinciali

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