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parata mosca

Parata da Guerra Fredda

In una Mosca fredda come non si vedeva da anni, si è tenuta in mattinata la tradizionale parata per la vittoria della Seconda Guerra Mondiale

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Parata da Guerra Fredda

In una Mosca fredda come non si vedeva da anni, si è tenuta in mattinata la tradizionale parata per la vittoria della Seconda Guerra Mondiale

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In una Mosca fredda come non si vedeva da anni, si è tenuta in mattinata la tradizionale parata per la vittoria della Seconda Guerra Mondiale

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In una Mosca fredda come non si vedeva da anni, si è tenuta in mattinata la tradizionale parata per la vittoria della Seconda Guerra Mondiale

In una Mosca fredda come non si vedeva da anni (solo ieri è caduta una copiosa nevicata sulla capitale) si è tenuta in mattinata la tradizionale parata per la vittoria della Seconda Guerra Mondiale (per i russi “Grande Guerra Patriottica”).

Ovviamente l’interesse politico era concentrato sul discorso che avrebbe tenuto Putin dal palco sul mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa. E malgrado questi discorsi tradizionalmente hanno un carattere rituale il presidente russo non ha voluto far mancare alle sue parole delle note di attualità politica.

Così Putin si è lanciato in un attacco frontale ai Paesi Alleati assieme a cui l’URSS 79 anni fa sconfisse il nazismo e il fascismo: “Il revanscismo, la derisione della storia e il desiderio di giustificare gli attuali seguaci del nazismo fanno parte della politica generale delle élite occidentali di fomentare sempre più conflitti regionali, ostilità interetniche e interreligiose per contenere i centri sovrani e indipendenti dello sviluppo mondiale” ha dichiarato Putin davanti ai soldati delle diversi reparti dell’esercito schierati sulla piazza.

Un’affermazione forte che recide in profondità quei legami di solidarietà che comunque erano sempre continuati ad esistere anche negli anni della Guerra Fredda. Del resto nessun governo europeo ha mai messo in discussione l’enorme contributo che i popoli dell’URSS diedero per sconfiggere la “peste bruna”.

Poi continuando a far riferimento al mondo occidentale Putin ha dichiarato che: “La verità sulla Seconda Guerra Mondiale sta cercando di essere distorta, ostacola coloro che costruiscono la politica coloniale sulla menzogna”, che non può non suonare un po’ fuori posto da chi durante il suo governo ha stroncato le ambizioni indipendentiste in Cecenia, annesso parte della Georgia e invaso l’Ucraina.

Lo zar è poi passato alle minacce dirette: “Respingiamo le pretese di esclusività di qualsiasi Stato o alleanza. Sappiamo dove portano tali esorbitanti ambizioni. La Russia farà di tutto per evitare uno scontro globale, ma allo stesso tempo non permetteremo a nessuno di minacciarci. Le nostre forze strategiche sono sempre in allerta”.

Ha poi collegato direttamente e inestricabilmente la Seconda Guerra Mondiale e l’attuale “Operazione Militare Speciale” in Ucraina definendo entrambe capitoli per la “lotta per la sopravvivenza della Russia”. “La Russia sta attraversando un periodo difficile, una fase miliare. Il destino della Madrepatria, il suo futuro, dipende da ciascuno di noi. Celebriamo il Giorno della Vittoria nel contesto di un’operazione militare speciale. Tutti i suoi partecipanti – quelli in prima linea, sulla linea di contatto – sono nostri eroi. Ci inchiniamo di fronte alla vostra fermezza e abnegazione, all’altruismo. Tutta la Russia è con voi” ha poi concluso il presidente russo.

Questa identificazione tra guerra anti-nazista e invasione russa in Ucraina sta rendendo, negli ultimi anni divisiva, una giornata che malgrado gli orrori dello stalinismo che precedettero e seguirono la guerra, ere per tutti i russi una giornata storica di orgoglio nazionale.

Putin non ha fatto invece nessun cenno alla composizione del nuovo governo russo che dovrebbe installarsi dopo l’inaugurazione del nuovo mandato presidenziale, tenutasi l’altro ieri. “Radio Cremlino” dice che non dovrebbero esserci grandi mutamenti nell’esecutivo che verrà nominato anche se gli occhi restano puntati sul ministero della Difesa dove si continua a ritenere instabile la poltrona del capo dicastero Sergey Shoygu.

di Yurii Colombo

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