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Dietro il fenomeno Liberato

Incappucciato, vestito di nero, volto coperto dal passamontagna e occhiali da sole: lontano dalle leggi non scritte del neomelodico. Il mistero Liberato

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Dietro il fenomeno Liberato

Incappucciato, vestito di nero, volto coperto dal passamontagna e occhiali da sole: lontano dalle leggi non scritte del neomelodico. Il mistero Liberato

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Dietro il fenomeno Liberato

Incappucciato, vestito di nero, volto coperto dal passamontagna e occhiali da sole: lontano dalle leggi non scritte del neomelodico. Il mistero Liberato

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Incappucciato, vestito di nero, volto coperto dal passamontagna e occhiali da sole: lontano dalle leggi non scritte del neomelodico. Il mistero Liberato

Melodia ed elettronica, dance, tracce e suggestioni di Peppino Di Capri e Roberto Murolo sulle basi ispirate a Daft Punk e Massive Attack. Incappucciato, vestito di nero, volto coperto dal passamontagna e occhiali da sole: lontano dalle leggi non scritte del neomelodico, ecco il cantautorato napoletano espresso in incognito come risposta al mercato saturato dall’eccesso dell’immagine. Parliamo del mistero Liberato: un personaggio che nella vita di tutti i giorni è un individuo qualunque che si mischia alla moltitudine, poi però indossa gli abiti di scena, sale sul palco davanti a 20-30mila persone e infila nei suoi brani l’appartenenza alla Napoli di Paolo Sorrentino (che cita i Daft Punk nella sua serie “The Young Pope”), la viralità dei social e quel comune sentire che si intercetta anche in Geolier. Una specie di Neapolitan Power in lingua urban, ben affacciato e apprezzato sul panorama europeo.

Poche ore dopo la prima a Napoli del ‘suo’ film (“Il segreto di Liberato”), tra animazione e spezzoni di vita vera, l’artista ha piazzato sui social un’immagine che lo ritrae in sala di registrazione e in cui s’intravvede il suo viso. Ovviamente non l’ha riconosciuto nessuno. Il rapper napoletano che porta nei versi e nelle sonorità la tradizione partenopea continua a non farsi vedere. È stato invece visto il film, eccome: secondo al botteghino nel weekend, oltre 660mila euro di incasso. E tra l’altro se ne ascolta per la prima volta la voce in situazioni ‘normali’.

La vicenda di Liberato è stata raccontata in recenti interviste (oltre che in un segmento del film) dal regista Francesco Lettieri. Tutto è cominciato qualche anno fa con un messaggio scritto in maiuscolo ricevuto da un profilo anonimo: «Ueue». Quando Lettieri ha risposto chiedendo chi fosse, la replica è stata: «Te pozz mannà ’nu piezz?» (Ti posso inviare un brano?). Il file è effettivamente arrivato, titolo: “9-5.mp3”. Ed è nato così “Nove Maggio”, il primo brano pubblicato da Liberato nel 2017 con un video girato a budget ridotto dallo stesso Lettieri insieme a un collettivo di amici, i Cazzimma Brothers. Era l’inizio, c’è stato il boom a Napoli, poi è arrivata la casa discografica Bomba Dischi, la stessa che produce Ariete e Calcutta, due nomi forti della musica italiana contemporanea.

Solo per stare agli ultimi tempi, Liberato ha suonato a Parigi e Berlino, ha fatto un tris di date a Napoli. E prima della pandemia c’era stata anche la collaborazione per “Liberato 2020” (colonna sonora del film di Lettieri “Ultras”) con Robert Del Naja – noto anche come 3D – il leader dei Massive Attack, venerabili maestri dell’elettronica anni Novanta. E prima ancora con artisti come Thom Yorke e Gorillaz. Nel frattempo si sono sprecate – senza mai andare a segno – le indiscrezioni sulla sua identità. L’anonimato è ispirato alla scrittrice Elena Ferrante? Si tratta di un’operazione di marketing? È un collettivo di persone oppure il suo producer? La ricerca continua, così come il mistero e il successo.

di Nicola Sellitti

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