Bersagli, la guerra asimmetrica tra Russia e Ucraina
Da subito i russi hanno colpito prevalentemente bersagli civili in territorio ucraino. Agli ucraini è stato fatto divieto di colpire obiettivi, anche militari, in territorio russo
Bersagli, la guerra asimmetrica tra Russia e Ucraina
Da subito i russi hanno colpito prevalentemente bersagli civili in territorio ucraino. Agli ucraini è stato fatto divieto di colpire obiettivi, anche militari, in territorio russo
Bersagli, la guerra asimmetrica tra Russia e Ucraina
Da subito i russi hanno colpito prevalentemente bersagli civili in territorio ucraino. Agli ucraini è stato fatto divieto di colpire obiettivi, anche militari, in territorio russo
Da subito i russi hanno colpito prevalentemente bersagli civili in territorio ucraino. Agli ucraini è stato fatto divieto di colpire obiettivi, anche militari, in territorio russo
Fin dal primo momento i russi hanno colpito prevalentemente bersagli civili in territorio ucraino, ammazzando donne e bambini. Le sole eccezioni sono state le centrali elettriche. La guerra dei russi all’Ucraina è una guerra terroristica, che colpisce la popolazione per spezzare non un esercito ma un Paese. Fin dall’inizio agli ucraini è stato fatto divieto di colpire obiettivi, anche militari, in territorio russo. Fin dall’inizio i russi hanno minacciato di continuo di far ricorso all’arma atomica, mentre gli ucraini non possono rispondere neanche con una fucilata in territorio russo. Questa guerra asimmetrica può durare ancora anni perché le armate di Putin l’hanno persa all’inizio, quando pensavano di prendere tutto subito.
La sconfitta militare iniziale, in capo a quella che si spacciava come una superpotenza capace di schiacciare il minuscolo e disarmato vicino, poteva innescare un regolamento di conti interno al Cremlino. Che c’è stato: hanno ammazzato il capo della milizia mercenaria che Putin stesso aveva consentito divenisse potente e ora sono stati silurati i vertici militari, riassegnati a personale di stretta fede putiniana. La sconfitta è stata messa in conto alle Forze armate russe, mentre lo zar dimostra d’essere all’altezza della tradizione e della spietatezza di altri che dominarono le Russie e i russi, da ultimo Stalin (non a caso rivalutato e ricelebrato). Anche da questo punto di vista la guerra può durare anni. Ciò porta la Russia a una inedita sudditanza verso la Cina e le toglie qualsiasi ruolo internazionale che non sia quello di vestire i panni della canaglia, ma rileva poco nell’arco di vita e nel progetto politico di Putin.
Noi occidentali possiamo discuterne animatamente, ma l’alternativa al liberare gli ucraini dalle regole d’ingaggio iniziali – consentire loro di utilizzare le armi che forniamo per colpire non solo i russi in Ucraina ma anche in Russia (come proposto dal segretario generale della Nato, Stoltenberg) oppure inviare loro personale militare di supporto (come proposto dal presidente francese, Macron) – non è la pace, bensì una guerra che durerà a lungo. Ciò dovrebbe essere detto con chiarezza alle opinioni pubbliche delle democrazie. Gli odierni pacifisti occidentali sono al servizio del Cremlino, come lo erano i pacifisti comunisti che sfilavano fino in Vaticano attribuendo all’Occidente la colpa di schierare i missili Pershing e Cruise dopo che i sovietici avevano puntato i missili SS20 contro le nostre Capitali. Gli uni e gli altri, dunque, non sono affatto pacifisti ma propagandisti al servizio dei guerrafondai.
Sarebbe bene che tutti gli europei conoscessero un pezzo della discussione che si svolse nella nostra Assemblea Costituente. Taluno crede di sapere che nella nostra Costituzione sia esclusa anche solo l’ipotesi della guerra. Una grossolana fregnaccia. Provino a giocarsi un terno: 11, 78 e 87. Il primo articolo stabilisce che l’Italia ripudia la guerra come strumento d’offesa, mentre il secondo e il terzo stabiliscono come e chi procede a dichiarare guerra a nome dell’Italia. Ovvio che se il primo la escludesse gli altri due sarebbero insensati. Tanto che già allora si osservò che la Costituzione consentiva la guerra soltanto nel caso ce l’avessero dichiarata. Corretto, ed è l’odierna condizione di tutta l’Unione europea. Si tratta solo di stabilire se la guerra mossa all’Ucraina ci riguarda direttamente o meno. Nel secondo caso potremmo anche smetterla di inviare armi, così rinnegando tutta intera la storia nazionale a partire dal Risorgimento.
Se però ci riguarda non possiamo esserne soltanto oggetto, dobbiamo esserne soggetto. Agli ucraini furono impediti bersagli in Russia perché si voleva lasciare aperta la porta al negoziato. Negato da Putin. Di ciò si deve parlare, ove mai si chieda che l’Ue debba avere un ruolo politico e non ridursi a luogo del cordoglio. Non andremo in guerra, ma va riconosciuto agli ucraini quel che la nostra Costituzione prevede per gli italiani.
di Davide Giacalone
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