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The Circle of Life di Christian Eriksen

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In una delle partite in assoluto meno attese dell’Europeo appena cominciato in Germania, il nastro della vita di Christian Eriksen viene di colpo riavvolto di tre anni

Christian Eriksen

The Circle of Life di Christian Eriksen

In una delle partite in assoluto meno attese dell’Europeo appena cominciato in Germania, il nastro della vita di Christian Eriksen viene di colpo riavvolto di tre anni

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The Circle of Life di Christian Eriksen

In una delle partite in assoluto meno attese dell’Europeo appena cominciato in Germania, il nastro della vita di Christian Eriksen viene di colpo riavvolto di tre anni

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Poi dicono che ormai il calcio è soltanto una storia di milionari, di business, di gente a cui non importa più niente delle maglie, delle loro storie, della passione dei tifosi. Ne scrivevamo solo ieri, in relazione ai nostri figli, contestando l’immagine di un’infanzia e di una gioventù italiana ormai distaccata da quel pallone che facciamo francamente fatica a scindere dalla storia del Paese. 

Poi, in un sonnecchioso pomeriggio domenicale di giugno, in una delle partite in assoluto meno attese dell’Europeo appena cominciato in Germania, il nastro della vita viene di colpo riavvolto di tre anni. Campionato d’Europa formalmente del 2020, in realtà giocato nell’estate del 2021 a causa della pandemia: nella partita inaugurale della Danimarca contro la Finlandia, il giocatore probabilmente più talentuoso dei padroni di casa, l’interista Christian Eriksen, si accascia al suolo. Arresto cardiaco, panico, il terrore dipinto sul volto di compagni e avversari. La Danimarca che si stringe – su ordine del capitano di allora Kjaera cerchio per proteggere l’esanime Eriksen e i soccorritori dalla curiosità del mondo. 

Il giocatore si riprese e contro ogni previsione sarebbe tornato relativamente presto a giocare al calcio. 

Lo sfortunato protagonista di quel pomeriggio ha chiuso il suo intimo cerchio ieri, realizzando il goal del momentaneo vantaggio della Danimarca nella prima partita della Nazionale danese agli Europei 2024. La Slovenia, poi, ha pareggiato la rete dell’ex interista, ma onestamente chi se ne importa. 

Non è necessario aggiungere molto, bisogna solo lasciarsi cullare dalle storie di questo sport così semplice e antico, eppure ricchissimo di sfumature difficili da cogliere per chi si è abituato a restare alla superficie noiosa e ripetitiva del mercato, delle diagonali, di una visione seriosa e inutile di quello che resta il gioco più popolare del pianeta. 

Grazie al cielo ci sono gli Eriksen, che davanti a qualsiasi altra cosa mettono la passione di una vita. Ci ricordano perché – quando anche noi eravamo solo passione – le mamme ci dovevano letteralmente venire a prendere di peso all’imbrunire, per tirarci via dalle infinite partite dei nostri personalissimi Mondiali.

di Fulvio Giuliani

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