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Beatles

Il film dei Beatles “A Hard Day’s Night” compie mezzo secolo

Nata come opera a supporto dell’omonimo album, “A Hard Day’s Night” stravolgerà la cinematografia a sfondo musicale

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Il film dei Beatles “A Hard Day’s Night” compie mezzo secolo

Nata come opera a supporto dell’omonimo album, “A Hard Day’s Night” stravolgerà la cinematografia a sfondo musicale

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Il film dei Beatles “A Hard Day’s Night” compie mezzo secolo

Nata come opera a supporto dell’omonimo album, “A Hard Day’s Night” stravolgerà la cinematografia a sfondo musicale

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Nata come opera a supporto dell’omonimo album, “A Hard Day’s Night” stravolgerà la cinematografia a sfondo musicale

Il 6 luglio 1957 c’è un gran numero di persone che si sta recando presso la chiesa di St. Paul, nel quartiere di Walton, a Liverpool. L’occasione non è però quella di una cerimonia, ma la locale festa per raccogliere fondi a favore della parrocchia. Attrazione della serata è il concerto di una band del luogo: i Quarrymen. Mentre la gente inizia a entrare, arriva trafelato un ragazzo in bicicletta che è lì su suggerimento del suo amico Ivan Vaughan.

Quest’ultimo ha già visto il gruppo esibirsi ed è convinto che quei ragazzi abbiano del potenziale. Uno di loro in particolare ha catturato la sua attenzione: è un chitarrista e cantante di nome John Lennon. Il concerto non è però un granché: John ha bevuto un po’, dimentica le parole dei brani e sbaglia anche qualche accordo. Alla fine dello show Vaughan si reca dietro al palco, chiama a sé il frontman dei Quarrymen e pronuncia una frase destinata a cambiare la storia: «John, ti presento il mio amico Paul McCartney». Spostiamoci in avanti di sette anni esatti, fino al 6 luglio 1964. Anche in questo caso ci sono delle persone in coda. Ma l’atmosfera non è quella composta di una festa parrocchiale. Ci sono ragazzine che urlano e cordoni di polizia che contengono la folla accorsa alla prima di un film dal titolo “A Hard Day’s Night”. Ci sono anche John Lennon e Paul McCartney, ma le cose sono un po’ cambiate rispetto a sette anni prima. Perché dopo quel primo incontro in chiesa, i due hanno deciso di mettere su una band e – insieme a George Harrison e a Ringo Starr – sono diventati i Beatles. Ovvero il gruppo più famoso del mondo.

Nata come opera a supporto dell’omonimo album, in realtà “A Hard Day’s Night” stravolgerà la cinematografia a sfondo musicale. Il regista è Richard Lester, reduce dal successo di una commedia con Peter Sellers intitolata “The Mouse on the Moon”, che i Fab Four hanno apprezzato tantissimo. Al punto da insistere affinché fosse proprio lui a dirigere il loro esordio sul grande schermo. Fino ad allora i film musicali avevano seguito un canovaccio sempre uguale: gli artisti protagonisti interpretavano personaggi fittizi oppure comparivano in brevi scene, con il loro nome, esclusivamente per eseguire dei brani. Lester ribalta il concetto. Mostra la vita quotidiana – a metà fra fiction e documentario – di una band di ventenni in tournée che si divertono, sfuggono ai fan, organizzano scherzi e fanno impazzire il loro tour manager. Il tutto utilizzando uno script brillante dai ritmi forsennati, corredato da inquadrature sbilenche e trovate sperimentali, a metà fra Truffaut e i fratelli Marx. Anche nelle sequenze in cui la band suona, Lester rompe ogni convenzione riprendendo quanti più dettagli possibili, mescolati poi freneticamente in fase di montaggio, rivoluzionando il concetto di ripresa di un’esibizione dal vivo e fornendo ispirazione per i futuri videoclip, dei quali “A Hard Day’s Night” è considerato progenitore.

Altra grande componente è la rappresentazione dell’incomunicabilità fra le vecchie e le nuove generazioni, trattata però non in modo conflittuale ma con spiccata ironia e uno stile slapstick, in pieno spirito anni Sessanta. L’intuizione di Lester e dei Beatles ha cambiato sia l’industria musicale che quella cinematografica, costituendo l’ispirazione per futuri capolavori come “The Blues Brothers” e “The Wall”. Una rivoluzione, nata in una piccola parrocchia di Liverpool, destinata a scrivere una pagina fondamentale nel grande romanzo della cultura popolare.

Di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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