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Vicenda europea

Europa, la politica ha battuto un colpo

La vicenda europea si stava mettendo male ed è finita come non poteva non finire, cioè bene. E la confusione ormai sembra regnare ovunque

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Europa, la politica ha battuto un colpo

La vicenda europea si stava mettendo male ed è finita come non poteva non finire, cioè bene. E la confusione ormai sembra regnare ovunque

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Europa, la politica ha battuto un colpo

La vicenda europea si stava mettendo male ed è finita come non poteva non finire, cioè bene. E la confusione ormai sembra regnare ovunque

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La vicenda europea si stava mettendo male ed è finita come non poteva non finire, cioè bene. E la confusione ormai sembra regnare ovunque

Sospironi di sollievo da molte parti. La vicenda europea si stava mettendo male ed è finita come non poteva non finire, cioè bene. È stata dura, però. La confusione ormai sembra regnare ovunque, da Bruxelles fino al condominio di casa nostra; la mediatizzazione di ogni passaggio politico contribuisce a diffondere incertezze e alimentare il caos e così è avvenuto per la (ri)elezione di Ursula von der Leyen.

Tutto ormai diventa ‘maratona Mentana’ – sia detto con il massimo rispetto per il suo inventore – e i politici sembrano inebriati nel calarsi nel ruolo di ‘architetti’ o di ‘guastatori’: purché se ne parli, va bene tutto. La cosa diventa più preoccupante se a dare ‘ciccia’ al teatrino, come lo battezzò Silvio Berlusconi, è la presidente del Consiglio in veste amletica – voto Ursula o non la voto, questo è il dilemma – dove si smarrisce il senso politico, condivisibile o meno, del suo agire.

Giorgia Meloni ha avuto molti giorni per scegliere la strada chiara della politica ma si è smarrita nella foresta della politichetta, mettendo il piedino sul viottolo scosceso della convenienza di partito: una logica che si può seguire alla buvette di Montecitorio ma non a Strasburgo dove la politica, malgrado tutto, è ancora una cosa seria. Il dato positivo è che, votando contro Ursula, la presidente del Consiglio ha definitivamente chiarito dove vuole stare: a destra. Prendiamolo come un contributo alla chiarezza.

E dunque alla fine, sempre per rimanere su Shakespeare, ‘molto rumore per nulla’, nel senso che è andata come non poteva non andare, cioè con la rielezione della von der Leyen alla guida della Commissione. In fondo, non essendo sostanzialmente cambiati gli equilibri al Parlamento europeo, perché sarebbe dovuta cambiare la presidente, tanto più considerando che non v’erano in campo alternative forti? Ma la considerazione più rilevante a noi pare un’altra ancora e cioè che ha retto bene l’asse franco-tedesco. I due uomini giudicati finiti dopo le elezioni europee, Emmanuel Macron e Olaf Scholz, hanno tenuto insieme – certo insieme ad altri, soprattutto tra i popolari – la maggioranza uscente (e rientrante) popolari-socialisti-liberali, aprendo un rapporto nuovo con i Verdi. La linea macroniana mirante a tenere fuori le ‘estreme’, dai Patrioti a Ilaria Salis, linea che è stata il cuore del discorso di Ursula von der Leyen, ha dunque vinto.

Adesso non si dovrà sottovalutare il peso che queste ‘estreme’ – soprattutto la destra populista-sovranista dei Patrioti guidati da Orbán, Le Pen e Salvini – potranno far valere in ogni momento. È in effetti un trio che spaventa. Ma per ora possiamo concludere che ha vinto la politica con la P maiuscola: ed è probabilmente per questo che Giorgia Meloni ha perso.

di Mario Lavia

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