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intervista Maurizio Geri

7 ottobre 2023 – 7 ottobre 2024

Parla Maurizio Geri, ricercatore alla George Washington University, esperto di Medio Oriente. “Ormai guerra regionale. Occorre portare a termine gli accordi di Abramo per arrivare a un nuovo equilibrio nell’area”.

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7 ottobre 2023 – 7 ottobre 2024

Parla Maurizio Geri, ricercatore alla George Washington University, esperto di Medio Oriente. “Ormai guerra regionale. Occorre portare a termine gli accordi di Abramo per arrivare a un nuovo equilibrio nell’area”.

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7 ottobre 2023 – 7 ottobre 2024

Parla Maurizio Geri, ricercatore alla George Washington University, esperto di Medio Oriente. “Ormai guerra regionale. Occorre portare a termine gli accordi di Abramo per arrivare a un nuovo equilibrio nell’area”.

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Parla Maurizio Geri, ricercatore alla George Washington University, esperto di Medio Oriente. “Ormai guerra regionale. Occorre portare a termine gli accordi di Abramo per arrivare a un nuovo equilibrio nell’area”.

Un anno dopo il 7 ottobre la crisi è tutt’altro che risolta, anzi è diventata regionale, con l’estensione al Libano e il coinvolgimento dell’Iran. L’anniversario, infatti, è arrivato a poche ore dalla commemorazione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, e con le nuove minacce dell’Ayatollah iraniano Alì Khamenei a Israele. La tensione, dunque, resta altissima e la speranza di una pace a breve termine si allontana. “Quello israelo-palestinese è il conflitto di più difficile soluzione al mondo e forse nella storia umana, dato che viene da generazioni e generazioni di guerre. Oggi è complicato provare a costruire una pace fondata su due Stati dato che uno stato arabo palestinese non c’è più nei fatti”, osserva Maurizio Geri, ricercatore presso la George Mason University a Washington, già analista per la NATO negli Usa e in Europa, EU Marie Curie Postdoc Fellow 2024-2026 con Ca’ Foscari. “Oggi – aggiunge – ci sono due aree distanti, guidate da due fazioni politiche opposte (Fatah e Hamas) di cui una guida l’Autorità Palestinese, che però controlla solo parzialmente le enclavi palestinesi nella West Bank, e l’altra è una organizzazione terroristica finanziata dall’Iran, un paese rivoluzionario che cerca di distruggere Israele dal 1979 e di minare la pace nella regione (e nel mondo, visto il supporto all’invasione Russia in Ucraina)”. Il bilancio di un anno di guerra è pesante, tra vittime civili, sfollati ed evacuati, compresi alcuni italiani che hanno lasciato il Libano nelle scorse ore per tornare in Italia per motivi di sicurezza. Ma Israele non appare isolato, nonostante il monito del presidente Usa, Joe Biden, a “evitare la guerra totale”. “L’Occidente sosterrà sempre Israele, come tutti i popoli che hanno diritto all’autodeterminazione e a uno Stato proprio. Inoltre, gli Accordi di Abramo con i paesi Arabi non sono stati interrotti. Ultimamente, per esempio, l’ambasciatore dell’Arabia Saudita ha partecipato al vertice del Dialogo Medio Oriente-America (MEAD) a Washington, insieme a rappresentanti israeliani, in coincidenza del quarto anniversario degli Accordi”. Ma quale futuro per la Palestina? “Gaza potrebbe essere parte di uno stato Palestinese solo a patto che i negoziati fra Israele e il mondo arabo continuino”, osserva Geri, che sottolinea l’esigenza di arrivare a “un ordine regionale nella regione più volatile del pianeta. A livello territoriale l’unica soluzione che vedo possibile per uno Stato palestinese a lungo termine è forse in Sinai, in Egitto, insieme alla Striscia di Gaza, con forze internazionali e smart cities finanziate dalle potenze Arabe, per i rifugiati Palestinesi abbandonati in questi decenni prima di tutto dai loro ‘fratelli Arabi’”.

Difficile, però, pensare a un futuro di Gaza senza Hamas: “Non credo, ma non è possibile nemmeno un governo a Gaza con Hamas come gruppo armato. Finché non sarà trasformato in mero partito politico con un processo di DDR (disarmo, smobilitazione e reintegrazione), come in tutti i processi di pace, non ci sarà soluzione al conflitto”. “Io penso che continuerà, anche se a bassa intensità, soprattutto per le pressioni internazionali nel difendere il diritto internazionale umanitario e finire i massacri della popolazione civile – dice Geri – Finché il regime dittatoriale iraniano continuerà a finanziare questo e altri gruppi terroristici sarà difficile arrivare ad un processo di pace”. Determinanti, poi, saranno le presidenziali Usa tra meno di un mese: “Dipenderà se la nuova Amministrazione vorrà spingere per accelerare gli Accordi di Abramo, aumentando la deterrenza verso Teheran che, finché non avrà una transizione politica con forze laiche e democratiche, continuerà a essere una minaccia per Israele”.

Di Eleonora Lorusso

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