La sanità pubblica italiana e le visite a cronometro
La sanità pubblica italiana è soffocata dall’invasività di una burocrazia incompetente. E sono i fatti che lo dimostrano
La sanità pubblica italiana e le visite a cronometro
La sanità pubblica italiana è soffocata dall’invasività di una burocrazia incompetente. E sono i fatti che lo dimostrano
La sanità pubblica italiana e le visite a cronometro
La sanità pubblica italiana è soffocata dall’invasività di una burocrazia incompetente. E sono i fatti che lo dimostrano
La sanità pubblica italiana è soffocata dall’invasività di una burocrazia incompetente. E sono i fatti che lo dimostrano
Quando scriviamo che la sanità pubblica italiana è soffocata dall’invasività di una burocrazia incompetente, qualcuno potrebbe pensare che lo facciamo per motivi meramente ideologici. Quel qualcuno potrebbe pensare che lo facciamo per avversione alle due riforme che hanno disegnato l’attuale governance della sanità: legge Bindi e riforma del Titolo V della Costituzione. Per ‘fortuna’ nostra ma purtroppo anche dei cittadini utenti, ci pensano la politica e le sue emanazioni – che tutto decidono in questo campo – a darci una mano nel confermare le nostre affermazioni.
Con il decreto n. 345/2024 del commissario ad acta, la Regione Calabria (non una delle migliori in campo sanitario, ammettiamolo) ha deciso di contingentare i tempi delle prime visite così come degli esami diagnostici anche complessi, al fine di abbattere le liste d’attesa. In sostanza, si considera una visita medica specialistica alla stregua di una pratica da evadere nel più breve tempo possibile. Così dimostrando – per tabulas, direbbe un bravo burocrate – di non avere la più pallida idea della materia che si governa.
Per esempio, viene fissato in 20 minuti il tempo per l’effettuazione di una prima visita cardiologica. È probabile che il commissario o chi per lui abbia pensato che in fondo, per un’ascoltatina al torace, un elettrocardiogramma e una misurazione della pressione, pochi minuti siano anche troppi. Che sia un inutile trastullo cercare di capire tempi e modi dell’insorgenza dei sintomi, abitudini di vita da correggere, presenza di condizioni pregresse o concomitanti che possano incidere sull’insorgenza e progressione di una patologia, eventuale coinvolgimento di altri organi o apparati così come di comprendere se vi sia una enfatizzazione o sottovalutazione di determinate condizioni e, da ultimo, come impostare e modulare una terapia. Si tratta di quella che i medici da sempre definiscono anamnesi e che dell’inquadramento diagnostico, altro concetto evidentemente astruso per i burocrati, è la parte propedeutica.
Quisquilie e pinzillacchere, per il burocrate che governa e condiziona la vita professionale dei veri attori dell’assistenza sanitaria, ovvero quei medici ridotti a semplici impiegati della sanità e che, appena possono, scappano. Poi ci si chiede come mai in Italia le migliori performance le abbiano istituzioni che, pur agendo all’interno del Ssn, sono a gestione privata.
di Cesare Greco
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