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ceto medio

Ceto medio

Il governo, spiegano i giornali, rinvia il taglio dell’Irpef per il ceto medio. È una notizia. Ma è una notizia? In realtà, se lo è, è di quelle inesorabilmente annunciate

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Il governo, spiegano i giornali, rinvia il taglio dell’Irpef per il ceto medio. È una notizia. Ma è una notizia? In realtà, se lo è, è di quelle inesorabilmente annunciate

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Il governo, spiegano i giornali, rinvia il taglio dell’Irpef per il ceto medio. È una notizia. Ma è una notizia? In realtà, se lo è, è di quelle inesorabilmente annunciate

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Il governo, spiegano i giornali, rinvia il taglio dell’Irpef per il ceto medio. È una notizia. Ma è una notizia? In realtà, se lo è, è di quelle inesorabilmente annunciate

Il governo, spiegano i giornali, rinvia il taglio dell’Irpef per il ceto medio. È una notizia. Ma è una notizia? In realtà, se lo è, è di quelle inesorabilmente annunciate. Le risorse latitano, il ministro Giorgetti a suo tempo parlò di «sacrifici necessari», salvo poi smentirsi e successivamente riconfermare. Diciamo che distribuire è un esercizio impervio, meglio rimandare. Tanto l’esecutivo è solido, la maggioranza senza alternative, gli elettori hanno mangiato la foglia e chi vivrà (male) vedrà (peggio).

Però, però… Il punto è che la faccenda del ceto medio è questione spinosissima e chi pensa di risolverla – o accantonarla – usando soltanto la leva contabile, vive sul pianeta Papalla. Per prima cosa il ceto medio, storicamente, è stato e ancora sarebbe la spina dorsale, l’ossatura indispensabile delle società democratiche occidentali. Indebolito quello – e c’è chi parla perfino di una sua scomparsa – l’immaginario collettivo è diventato preda degli estremismi, che si riflettono e si trasformano in consensi elettorali che poi premiano le forze politiche che più urlano e meno ragionano. L’Occidente è pieno di esempi simili e dai noi l’exploit dei Cinque Stelle (ma non solo loro) ha pescato a piene mani nella rabbia, nello spaesamento, nelle paure di quel segmento sociale. Nulla di strano perciò che, in un agone politico-comunicativo diventato l’arena di chi la spara più grossa, le esigenze del ceto medio riflessivo e moderato scoloriscano fino, appunto, a scomparire. Soprattutto dalla frequentazione delle urne, col 50% degli aventi diritto che fa spallucce e rinuncia all’esercizio del voto. È un male, un danno pericolosissimo per i sistemi democratici che si sono imposti dal dopoguerra a oggi. Un vero è proprio elemento mefitico di cui, sciaguratamente, non importa a nessuno o quasi.

Ma non basta. Se prendiamo gli scaglioni Irpef appaiandoli ai tanti che sono contribuenti onesti, vediamo che il presunto ceto medio che ha un imponibile dai 35 ai 50mila euro è trattato fiscalmente come se si trattasse di panciuti benestanti, con aliquote che ne falcidiano il reddito e il relativo potere d’acquisto. Quelli al di sotto sono i nuovi poveri e purtroppo spesso funzionano da serbatoio per l’esercito degli evasori, dei ‘furbi’ che dichiarano 15mila euro l’anno o giù di lì magari guadagnandone il triplo o il quadruplo in nero. Quelli sopra i 100mila euro sono rari come i Gronchi rosa ed è il motivo per cui lo slogan di tassare i super ricchi significa abbaiare alla luna.

Guardando agli interventi fiscali del governo attuale e, ahimè, anche di tanti precedenti di diverso colore politico, si squaderna un’amara realtà. E cioè che, invece di essere aiutato, il ceto medio è stato il più tartassato. Anche la manovra di quest’anno non pare discostarsi dal copione solito. Con conseguenze economiche e soprattutto sociali fortemente negative. Con un ceto medio annichilito i sistemi democratici vacillano e, a proposito di notizie, questa non appare foriera di positività.

Infine, in attesa dello scontato maxi-emendamento sulla legge di bilancio sul quale il governo porrà la fiducia e poi tutti a casa a festeggiare il Natale, ci sarebbe da sottolineare l’ennesimo paradosso italico. Quello che riguarda la garanzia della maggioranza di centrodestra che da qui a fine legislatura le tasse verranno tagliate. Senza spiegare che per raggiungere l’obiettivo il vero taglio da fare è quello delle spese: roba lunare per destra e sinistra. Si dirà: però c’è l’opposizione. Giusto. E che fa? Vota contro, è la sua mission. Però neanche da quelle parti il ceto medio è preso in grande considerazione, tanto che ipotesi fiscali che producano sgravi coperti in maniera seria e verificabile hanno la consistenza dei miraggi. Avanti così, dunque, in attesa di una fantomatica rivolta sociale. Ma in quel caso non sarà Landini a guidarla.

di Carlo Fusi

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