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A Sanremo vincono sempre gli stessi autori
Ognuno ricorda chi canta ma nessuno gli autori e il buon esito delle canzoni italiane conferma il gusto per la tradizione
A Sanremo vincono sempre gli stessi autori
Ognuno ricorda chi canta ma nessuno gli autori e il buon esito delle canzoni italiane conferma il gusto per la tradizione
A Sanremo vincono sempre gli stessi autori
Ognuno ricorda chi canta ma nessuno gli autori e il buon esito delle canzoni italiane conferma il gusto per la tradizione
Ognuno ricorda chi canta ma nessuno gli autori e il buon esito delle canzoni italiane conferma il gusto per la tradizione
Da “Papaveri e papere” a “Sesso e samba” sono trascorsi 72 anni, è stato inventato il computer e l’uomo è andato sulla Luna. Eppure la passione per le canzonette degli italiani è rimasta intatta. Non è un Paese che fa le rivoluzioni, l’Italia. Si preferisce fischiettare il motivo più in voga, decretando così il successo economico di autori che rimangono spesso perfetti sconosciuti. La verità è infatti che ognuno ricorda chi canta ma nessuno chi scrive e il buon esito delle canzoni italiane conferma il gusto per la tradizione. “Grazie dei fiori” e “Papaveri e papere” sono brani musicali portati in auge da Nilla Pizzi – vincitrice del primo Festival di Sanremo nel 1951 – e composti da un certo Mario Panzeri. Che negli anni Sessanta firmò successi come “Io tu e le rose”, “Fin che la barca va”, “Nessuno mi può giudicare” e molte altre.
Negli ultimi dieci anni sono emersi con forza autori capaci di riempire le classifiche e far man bassa di leoni sanremesi. Nel 2024 Davide Petrella ha indubbiamente fatto il botto. Da “Sesso e samba” a “L’ultima poesia” di Geolier, passando per ben quattro testi in lizza al Festival, Petrella è oggi l’autore di canzoni più certificato d’Italia. Con un totale di 5,15 milioni di unità (cioè i download digitali, gli stream delle singole tracce e gli album in formato fisico tutti insieme). La sola “Sesso e samba” ha raggiunto i quattro dischi di platino, superando i 100 milioni di streaming su Spotify. Un risultato simile a quello del 2023, quando Petrella era arrivato primo e secondo a Sanremo. Aveva firmato sia la canzone vincitrice “Due vite” di Mengoni che “Cenere” di Lazza.
È facile intuire come la corsa all’autore sia in Italia sport nazionale. Le case discografiche, soprattutto in vista della kermesse sanremese, si aggiudicano per tempo le penne in cima alla classifica Fimi. Dopo Petrella (vero outsider) troviamo Drillionaire, nome d’arte di Vincenzo Vettraino, producer e autore sempre per Lazza. Zef si ferma in terza posizione, seguito a qualche distanza da Federica Abbate. Unica autrice nella top 10, vantando collaborazioni con Geolier, Mengoni, Tedua e Annalisa. Paolo Antonacci – di famiglia d’arte, essendo nipote di Gianni Morandi e figlio del bel Biagio – ha tre milioni di unità certificate. Dopo di lui Davide Simonetta, artefice anche dei successi di Annalisa.
Si potrebbe certamente dire che non c’è Sanremo senza Tropico (altro nome di Petrella), ma nemmeno senza Federica Abbate, Antonacci, Simonetta e Jacopo Ettorre. Che infatti figurano fra i parolieri dell’imminente sfida nazional popolare rivierasca. Il record per l’edizione ormai alle porte va ad Abbate (che firma ben sei canzoni, fra cui “Battito” di Fedez). Seguita da Simonetta (in gara con cinque brani anche per nomi noti come Achille Lauro, Elodie e Francesco Gabbani) e dall’eterno Petrella con tre. Il successo dei parolieri si basa tutto sul concetto di certificazione. Se un tempo era sufficiente contare il numero di dischi venduti, ora bisogna fare i conti anche con due rilevazioni diverse, l’ascolto (streaming) e il download.
Attorno al 2010 è stato introdotto il concetto di unità equivalente, paragonando una vendita reale di album a 10 download e 1.500 ascolti in streaming. L’utilizzo delle unità equivalenti ha trasformato le classifiche da liste di album più venduti a graduatorie di album più popolari, favorendo la nascita della classifica autoriale basata proprio sulle certificazioni equivalenti. Dal gennaio scorso le soglie per ottenere i riconoscimenti dei singoli passeranno a 100mila copie vendute per il disco d’oro e 200mila per il platino, raddoppiando dunque rispetto ai criteri utilizzati fin qui.
Di Nathalie Santin
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