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Disturbi alimentari

I veri numeri dei disturbi alimentari

I veri numeri dei disturbi alimentari. Anche quest’anno leggeremo di tre milioni e mezzo di malati, lo stesso numero citato 14 anni fa nel disegno di legge delle deputate Carfagna e Prestigiacomo

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I veri numeri dei disturbi alimentari

I veri numeri dei disturbi alimentari. Anche quest’anno leggeremo di tre milioni e mezzo di malati, lo stesso numero citato 14 anni fa nel disegno di legge delle deputate Carfagna e Prestigiacomo

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I veri numeri dei disturbi alimentari

I veri numeri dei disturbi alimentari. Anche quest’anno leggeremo di tre milioni e mezzo di malati, lo stesso numero citato 14 anni fa nel disegno di legge delle deputate Carfagna e Prestigiacomo

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I veri numeri dei disturbi alimentari. Anche quest’anno leggeremo di tre milioni e mezzo di malati, lo stesso numero citato 14 anni fa nel disegno di legge delle deputate Carfagna e Prestigiacomo

I veri numeri dei disturbi alimentari. Come ogni 15 marzo si parla di disturbi alimentari in occasione della Giornata nazionale per la lotta ai disturbi dell’alimentazione e della nutrizione. E come sempre, verranno diffusi i numeri del fenomeno. Peccato che siano per lo più imprecisi, obsoleti e forse volutamente non aggiornati.

Anche quest’anno leggeremo di tre milioni e mezzo di malati. Lo stesso numero citato 14 anni fa nel disegno di legge delle deputate Carfagna e Prestigiacomo.

E se all’epoca si trattava di una stima imprecisa, anche perché non è mai stato fatto un vero studio epidemiologico che renda conto del tanto sommerso esistente nell’ambito di queste malattie. Oggi questo è il numero effettivo delle persone inserite nei circuiti di cura. Quelle malate, naturalmente, sono molte di più.

Una stima de “Il Sole 24 Ore” di due anni fa indicava il totale corretto in 5 milioni di casi. Un numero che si presume sia ulteriormente aumentato, considerata la rapidità con cui queste patologie si stanno diffondendo soprattutto tra i più giovani.

Secondo i dati dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, le diagnosi sono aumentate del 64% rispetto al 2019. Con l’incremento più preoccupante registrato nella fascia fra gli 11 e i 13 anni e in quella sotto i 10 anni (entrambe cresciute del 50%).

Anche per quanto riguarda la mortalità, le informazioni che troviamo riportate ovunque non sono veritiere. Si continua infatti a ripetere – nelle conferenze, nei podcast e persino in Parlamento – che i disturbi dell’alimentazione e della nutrizione sono la seconda causa di morte per gli adolescenti. Dopo gli incidenti stradali. Ma nel 2023 il totale delle vittime della strada (non soltanto adolescenti) è stato di 3.039. Mentre le morti per disturbi alimentari (in maggioranza di adolescenti e giovani adulti) sono state ben 3.780.

Se poi si tenta di reperire i dati del 2024, ottenibili facilmente tramite le schede di dimissioni ospedaliere, si scopre che non sono disponibili da nessuna parte. Né sul sito dell’Istituto superiore di Sanità né su quello del Ministero della Salute.

Al contrario, sappiamo che le vittime della strada nel primo semestre del 2024 sono state 1.429 (con un incremento del 4%), informazione prontamente diffusa da tutte le agenzie stampa e da molte testate giornalistiche.

Quante persone invece perdano la vita per malattie che hanno sì un’altissima mortalità ma anche una percentuale altrettanto alta di remissione, se curate tempestivamente e bene, non è dato saperlo.

Chissà se il motivo è anche da ricercare nei recenti tagli ai fondi per la cura di anoressia, bulimia, binge-eating, Arfid (il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo) e altre patologie meno conosciute ma altrettanto pericolose. Nell’inserimento nei nuovi livelli essenziali di assistenza di un numero di prestazioni francamente insufficienti. Nelle liste d’attesa che si allungano sempre di più oppure nel voler ancora considerare queste malattie, dopo tanti anni di divulgazione da parte di associazioni e attiviste, un capriccio risolvibile con un po’ di buona volontà.

Fatto sta che di disturbi alimentari ci si ammala sempre di più. Sempre prima e con sempre minori possibilità di curarsi adeguatamente all’interno del sistema pubblico, soprattutto in alcune regioni e soprattutto a livello ambulatoriale. Contestualmente aumentano i centri privati, risposta imprenditoriale legittima a una domanda sempre crescente di cura. Per chi ha le risorse economiche, tutto bene. Ma per tutti gli altri?

Di Maruska Albertazzi

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