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Putin e l'Occidente

L’inutile escalation invernale, favore a Putin

L’obiettivo di evitare una guerra contro la Russia di Putin, mantenendo l’appoggio dell’Occidente all’Ucraina, si fa sempre più difficile. Ecco perché alcune dichiarazioni sarebbe meglio evitarle.
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L’inutile escalation invernale, favore a Putin

L’obiettivo di evitare una guerra contro la Russia di Putin, mantenendo l’appoggio dell’Occidente all’Ucraina, si fa sempre più difficile. Ecco perché alcune dichiarazioni sarebbe meglio evitarle.
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L’inutile escalation invernale, favore a Putin

L’obiettivo di evitare una guerra contro la Russia di Putin, mantenendo l’appoggio dell’Occidente all’Ucraina, si fa sempre più difficile. Ecco perché alcune dichiarazioni sarebbe meglio evitarle.
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L’obiettivo di evitare una guerra contro la Russia di Putin, mantenendo l’appoggio dell’Occidente all’Ucraina, si fa sempre più difficile. Ecco perché alcune dichiarazioni sarebbe meglio evitarle.
Perché tutta questa voglia di spingersi in là con le parole? Dalla “terza guerra mondiale“ evocato dal ministro degli Esteri russo Lavrov, al via libera inglese all’attacco sul suolo russo da parte Ucraina con armi consegnate dagli stessi britannici e ci limitiamo ai più clamorosi casi delle ultime quarantott’ore. Una continua escalation verbale che sembra mostrare diverse debolezze allo specchio. I russi, che continuano a non voler trattare e restare inchiodati alla presunzione che gli ucraini debbano accettare la menomazione del proprio Paese per sedersi a un tavolo di dialogo, continuano a non raggiungere gli obiettivi sul campo. Sanno perfettamente che il fattore tempo lavora contro di loro, con il progressivo riarmo di Kiev garantito anche dal mega-summit di ieri in Germania dei 43 paesi che hanno garantito appoggio militare. In Occidente, al contempo, è perfettamente chiaro ormai che raggiungere obiettivi militari per procura è tanto necessario quanto appeso a un filo. Perché Putin si sta dissanguando, ma resta fondamentale mantenere la Nato fuori da qualsiasi tipo di scontro diretto con Mosca. Precondizione politica affermata in ogni modo, mai smentita da tutte le cancellerie, eppure messa a rischio ogni giorno dalla natura stessa dell’appoggio logistico e di intelligence al Paese aggredito. Nessuno vuole la guerra con la Russia, insomma, ma riuscire a evitarla finirà per essere esercizio sempre più complesso con il passare delle settimane e l’aumentare del flusso di armi e rifornimenti, che non basta inviare, ma bisogna anche consegnare con aerei, treni, camion e uomini. Tutti obiettivi per l’armata di Putin. Una nuova forma di “equilibrio del terrore”, in realtà molto più precario di quello a cui eravamo abituati nella guerra fredda. Oggi, siamo molto più a rischio per l’infinita casistica di incidenti sul terreno, errori dei singoli comandanti, colpi di testa e così via, rispetto a quando l’idea stessa della provocazione nucleare era remota e di fatto irreale. Questa è una guerra novecentesca nello spirito – determinata dalle ansie imperialistiche e aggressive di un leader ossessionato – ma anche nel suo andamento sul terreno, fra colonne di carri armati, artiglieria, bombardamenti, civili ridotti a carne da macello e arma di ricatto. Un conflitto barbaro e disumano, in cui le possibilità che qualcosa sfugga definitivamente di mano sono oggettivamente innumerevoli. Ecco perché non si sente la necessità di peggiorare il quadro con un derby delle dichiarazioni al vetriolo che faremmo bene a lasciare esclusiva competenza del Cremlino e della sua propaganda. L’obiettivo ultimo della pressione militare e del sacrosanto appoggio dell’Occidente all’Ucraina deve essere, giusto ricordarlo, costringere Putin ad accettare una mediazione e un mediatore. Non c’è altra strada, che non porti dritto a diverse forme di incubo.   di Fulvio Giuliani

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