Un anno senza Battiato, filosofo che non sapeva amare né parlar d’amore
Una vita solitaria la sua, non amava le classiche canzoni d’amore. A tratti criptico, sapeva però arrivare al cuore delle persone. Nella sua vita solo donne mordi e fuggi, mai una compagna fissa
Un anno senza Battiato, filosofo che non sapeva amare né parlar d’amore
Una vita solitaria la sua, non amava le classiche canzoni d’amore. A tratti criptico, sapeva però arrivare al cuore delle persone. Nella sua vita solo donne mordi e fuggi, mai una compagna fissa
Un anno senza Battiato, filosofo che non sapeva amare né parlar d’amore
Una vita solitaria la sua, non amava le classiche canzoni d’amore. A tratti criptico, sapeva però arrivare al cuore delle persone. Nella sua vita solo donne mordi e fuggi, mai una compagna fissa
Una vita solitaria la sua, non amava le classiche canzoni d’amore. A tratti criptico, sapeva però arrivare al cuore delle persone. Nella sua vita solo donne mordi e fuggi, mai una compagna fissa
Anticonformista e genio della sintesi. Oggi, che non c’è più, è facile celebrare lo straordinario filosofo della musica, Franco Battiato.
Poco prima della sua scomparsa, il nome del cantautore siciliano era finito sulle cronache più per le polemiche che per la sua voce. Appena tre anni fa pubblicava il suo ultimo album, “Torneremo ancora”, un’opera passata in sordina e che i maligni bollarono come un’operazione commerciale pilotata dal fratello Michele per rifinanziare le casse ammalorate di famiglia.
L’album – accusano – sarebbe un’accozzaglia di brani di cui Battiato non andava fiero, uscito quando la sua lucidità sembra fosse ormai compromessa. Vero o falso, non lo sapremo mai, quello che pare certo è che gli introiti hanno permesso ai Battiato di ritirare la vendita dell’amatissima Villa Grazia, cornice prolifica delle sue canzoni più belle.
Polemiche a parte (che francamente ci interessano poco), con Battiato se ne è andato non un semplice cantante, nondimeno un cantate semplice da capire.
Battiato era simpatico, intelligente, con l’indole catartica del provocatore.
Battiato e l’amore, un enigma mai risolto
Non si era mai sposato né lo si era visto accanto a una compagna stabile. C’era qualche “amica” che andava a trovarlo, fermandosi qualche giorno a casa sua. Poi un altro giro, un’altra corsa. Si vantava di non essersi mai innamorato, semmai questo possa considerarsi un vanto; era anche arrivato a criticare Papa Francesco per la sua tendenza a umanizzare eccessivamente la figura di Dio. Gli incessanti studi sulla spiritualità, su cui aveva praticamente letto tutto, lo hanno reso capace di sublimare tematiche complicate in armonie perfette. Ne sono la prova canzoni, veri pugni in pancia, come “La prospettiva Nevsky” o “La cura”, interpretata dall’immaginario collettivo come una delle più belle dichiarazioni d’amore da dedicare al proprio partner, ma che invece è un’esortazione alla cura della propria anima, perchè per Battiato “curare era più bello che amare”.Un mantra quotidiano, da coltivare giorno per giorno.
Proprio come la terra dell’adorata villa di Milo, con incantevole vista sull’ Etna, con la cuoca personale che gli spadellava le verdure appena colte nell’orto e dove si era ritirato molto prima della malattia. Mal sopportava le manifestazioni circensi legate al mondo dello spettacolo, amava piuttosto le dimensioni raccolte come quelle di un convegno. Credeva fermamente nella reincarnazione. Chissà ora dove si trova: se con quel suo ingombrante naso aquilino sorvola le nostre teste oppure se ha trovato ospitalità in uno degli alberi del suo immenso giardino. Di sicuro resta nei cuori di chi l’ha amato. E sono in tanti. Di Ilaria CuzzolinLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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