Il Milan resta un affare americano
Il Milan resta un affare americano
Il Milan resta un affare americano
Un Milan in stile yankee. O forse Red Bull. Il club rossonero in dieci giorni vince lo scudetto e si ritrova una nuova proprietà, il fondo americano RedBird, altro prodotto del private equity, con quote nel Tolosa e nel Liverpool, che arriva per fare affari in Italia. L’ultimo è stato Stephen Pagliuca all’Atalanta, poco prima 777 Partners al Genoa.
Red Bird investe 1,3 miliardi di dollari per il 70% del pacchetto azionario. La parte restante resta a Elliott, fondo assai criticato negli anni che però ha ripianato i debiti e vinto pure il campionato. Certo, colpisce la distanza nella valutazione accreditata al Milan rispetto ai cinque miliardi di euro che il magnate di editoria e videogame Todd Boehly ha sborsato a Roman Abramovich per il Chelsea, cifra fuori mercato nonostante l’oligarca russo seguace di Putin sia stato costretto a privarsi dei Blues dalla Premier League e dal governo britannico. Ma è il valore della Premier a marcare la differenza: nel report di Brand Finance sul valore del core business dei club europei, il Chelsea è nella top ten come altre quattro società inglesi. Il Milan invece non c’è, si vedrà se la nuova proprietà rossonera saprà ridurre il gap, rendendo davvero il Diavolo un brand globale come i New York Yankees, la squadra di baseball più famosa della Major League Baseball in cui RedBird ha investito.
Anche se l’idea di un Milan media company che parta dallo sport per invadere l’entertainment e la comunicazione globale rimanda più al modello (fortunato) Red Bull.
Di Nicola Sellitti
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