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Lufthansa e il politicamente corretto: addio a ‘Signore e signori’

Lufthansa elimina il ‘signore e signori’ di benvenuto per non offendere nessuno. La seguono a ruota altre compagnie aeree. Si ripete così, in forma grottesca, il politicamente corretto delle origini.
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Lufthansa e il politicamente corretto: addio a ‘Signore e signori’

Lufthansa elimina il ‘signore e signori’ di benvenuto per non offendere nessuno. La seguono a ruota altre compagnie aeree. Si ripete così, in forma grottesca, il politicamente corretto delle origini.
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Lufthansa e il politicamente corretto: addio a ‘Signore e signori’

Lufthansa elimina il ‘signore e signori’ di benvenuto per non offendere nessuno. La seguono a ruota altre compagnie aeree. Si ripete così, in forma grottesca, il politicamente corretto delle origini.
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Lufthansa elimina il ‘signore e signori’ di benvenuto per non offendere nessuno. La seguono a ruota altre compagnie aeree. Si ripete così, in forma grottesca, il politicamente corretto delle origini.
Supponete di prendere un aereo e di sedervi tranquillamente al vostro posto. Allacciate la cintura di sicurezza, guardate dal finestrino, aprite il giornale. A un certo punto siete raggiunti dalla voce del comandante, che vi saluta con il consueto «Gentili signore e signori, benvenuti a bordo» seguito dall’inglese «Ladies and gentlemen, welcome on board». Tutto normale, direi. L’intenzione della compagnia è di dare il benvenuto a tutti, con semplicità e cortesia. È sempre andata così, da quando esistono gli aerei. E nessuno ha mai avuto nulla da ridire, perché – ovviamente – non c’è nulla da ridire. Ora non più. Dipende da che compagnia scegliete. Se scegliete Lufthansa, ad esempio, non ascolterete più il classico «Sehr geehrte Damen und Herren, herzlich willkommen an Bord», un saluto particolarmente gentile che – letteralmente – significa «Stimatissime signore e signori, un sentito benvenuto a bordo». Ora sarete accolti da un più secco «Guten Tag», ossia «Buongiorno». Che cos’è successo? È successo che il nuovo politicamente corretto è arrivato al punto di convincere Lufthansa a eliminare questo tipo di saluto per non offendere chi, eventualmente, non sia certo di essere Dame o Herr. E il bello è che Lufthansa – come tutte le compagnie terrorizzate di finire in qualche polemica e di essere accusate di sessismo, razzismo, discriminazione – è stata al gioco ipocrita. D’ora in poi il pilota non saluterà con l’escludente «Cari signori e signore» ma con l’inclusivo «Buongiorno». Anja Stenger, portavoce della compagnia, fa sapere: «Per noi è importante tenere in considerazione tutti al momento del saluto. La diversità non è una frase vuota, da ora vogliamo esprimere la nostra attenzione al linguaggio». L’importante non è migliorare il servizio, magari fornendo sedili più comodi, cibo di qualità, spazi per le valigie, code meno lunghe all’imbarco. L’importante è segnalare la virtù della compagnia aerea, proteggendola così da ogni accusa degli attivisti. Pensate che il caso sia isolato e rifletta la proverbiale rigidità teutonica? Niente di tutto ciò. La decisione di Lufthansa, presa nel luglio del 2021, è stata imitata anche da Easy Jet, Air Canada e British Airways. Il portavoce di quest’ultima ha commentato così: «Celebriamo la diversità e l’inclusione e ci impegniamo a garantire che tutti i nostri clienti si sentano i benvenuti quando viaggiano con noi». Soluzione: il neutro plurale passengers sostituirà il discriminatorio ladies and gentlemen. Si ripete così, in forma grottesca, quel che già era accaduto con il politicamente corretto delle origini, quando parole un tempo innocenti (cieco, bidello…) cominciarono a essere considerate offensive. Il fatto che un manipolo di compagnie segnali la propria virtù abolendo il «Signore e signori» rischia di imporre uno stigma del tutto ingiustificato a chiunque, istituzione o individuo, non faccia la medesima cosa. Una trasmissione tv che esordisca con «Care spettatrici e cari spettatori», un ufficio che invii una comunicazione iniziando con «Gentili signore e signori» e un preside che si rivolga ai suoi insegnanti con «Care colleghe e cari colleghi» potrebbero essere accusati di insensibilità, offensività, non inclusività, discriminazione. Ho scritto “potrebbero”, perché resta la (flebile) speranza che una risata liberatoria metta fine a tutto ciò. Di Luca Ricolfi

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