Uno dei singoli episodi più belli di sempre
La quarta puntata della quarta stagione di Stranger Things, uno dei singoli episodi più belli di sempre di una serie televisiva.
La quarta puntata della quarta stagione di Stranger Things è uno dei più bei singoli episodi di sempre di una serie televisiva. Senza inutili e fastidiosi spoiler, siamo al livello del pilot di Lost o dei primi de La Casa de Papel. Per intenderci.
Stranger Things è il Nirvana per chi è stato ragazzo – teenager o poco più – negli anni ‘80. Esattamente l’età dei protagonisti di una serie che ha affascinato ben oltre una trama profondamente legata al soprannaturale, le realtà parallele e la sempiterna lotta fra il bene e i diversi volti del male. Divenuta fenomeno planetario, perché capace di far rivivere con sbalorditiva efficacia un decennio a cui moltissimi sono ancora profondamente legati. Non solo per la maniacale cura del particolare, ma per la capacità degli sceneggiatori e dei giovani protagonisti di muoversi con sorprendente naturalezza in un mondo a loro alieno e che è stato quello della gioventù della nostra generazione. I cinquantenni di oggi.
Questa è la magia di Stranger Things, aver portato sullo schermo le alchimie, le meccaniche dei gruppi di ragazzi degli anni ‘80. Plasmate dalla musica – come accaduto sempre prima e dopo di loro – e dall’arrivo della prima elettronica di consumo, degli oggetti di culto che cominciarono a trascinare il nostro mondo verso il futuro digitale. L’era delle prime console per videogiochi, dei primi personal computer, di un mondo che accelerava impetuosamente offrendo ai ragazzi uno sguardo su quello che sarebbe stato il domani.
Tutto questo fa da innesco all’amicizia dei protagonisti, in anni in cui essere nerd appariva una ‘condanna’ sociale per i brufolosi teenager appassionati di videogiochi o giochi di ruolo, questi ultimi curiosamente tornati di moda oggi.
Nella quarta puntata della quarta stagione c’è tutto questo, sublimato dal sottotesto dell’intera serie: si passerà un’intera esistenza adulta a inseguire con struggente nostalgia la forza dell’amicizia (anche illusoria) dell’adolescenza. Quando la ‘migliore amica’, il ‘migliore amico’ e il gruppo – in Italia, ‘compagnia’ o ‘comitiva’ – sembravano poter tutto, di sicuro difenderci da bulli, prepotenti e stupidi.
La fuga disperata e potente nel quarto episodio di Max, uno dei personaggi femminili più belli della serie, ne è la sintesi perfetta.
Accompagnata da una scelta musicale incredibilmente azzeccata: Running Up That Hill, successo dimenticato di 37 anni fa. La canzone salvavita di Max sembra essere stata scritta per questo episodio. O l’episodio per la canzone. Sta di fatto che il pezzo di un’incredula Kate Bush è balzato al primo posto della classifica inglese, quasi quattro decenni dopo il primo successo a metà anni ‘80. Miracoli della serie Netflix, si dirà, ma soprattutto della macchina della memoria innescata da Stranger Things.
E per questo fateci dire ‘grazie’ a Undici, Will, Dustin (il mio preferito), Michael, Nancy, Steve, Lucas, Robin e anche – ma sì – agli adulti Jim, Joyce e a tutti gli altri.
Di Fulvio Giuliani
5
VOTO:
Da guardare assolutamente.
La magia del ricordo, tensione, musica salvavita, la squadra che vince.
Impossibile trovare caratteristiche negative.
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