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Le mille gru di Sadako

Il 6 agosto 1945 veniva sganciata la prima bomba atomica su Hiroshima. La storia di Sadako, la bambina sopravvissuta ai bombardamenti.
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Le mille gru di Sadako

Il 6 agosto 1945 veniva sganciata la prima bomba atomica su Hiroshima. La storia di Sadako, la bambina sopravvissuta ai bombardamenti.
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Le mille gru di Sadako

Il 6 agosto 1945 veniva sganciata la prima bomba atomica su Hiroshima. La storia di Sadako, la bambina sopravvissuta ai bombardamenti.
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Il 6 agosto 1945 veniva sganciata la prima bomba atomica su Hiroshima. La storia di Sadako, la bambina sopravvissuta ai bombardamenti.
Sadako era abile nell’arte dell’origami e costruiva con impegno le gru, le sue manine piegavano con precisione il piccolo quadrato di carta. A muoverla era un obiettivo ambizioso: realizzare mille uccelli dorati. Dieci anni prima, il 6 agosto 1945, l’aereo B-29 Usaaf “Enola Gay” aveva raggiunto alle 8.15 Hiroshima per sganciare la prima bomba atomica. Questa era stata un po’ anche il convitato di pietra della Conferenza di Potsdam: appena arrivato nel Brandeburgo, a 36 chilometri da Berlino, Harry Truman aveva appreso il successo dell’esperimento nucleare nel deserto del New Mexico, avvenuto il 16 luglio. Solo otto giorni dopo Stalin venne personalmente informato dal neopresidente che gli Usa avevano un’arma di «inusuale potenza distruttiva». Le reazioni all’evento furono però attonite. Pochi capirono l’importanza epocale della bomba: del resto era un salto di qualità incredibile sotto l’aspetto bellico. Il 26 luglio 1945 gli alleati stabilirono, nella dichiarazione di Potsdam, i termini per la resa del Giappone, con il presidente Usa che minacciava «un’immediata e completa distruzione» del Sol Levante, anche se il segreto della bomba atomica era però ancora ben custodito e la sua esistenza non venne accennata nella dichiarazione congiunta. Tokyo però non accettò la fine delle ostilità. Nelle intenzioni di Truman il bombardamento doveva determinare una fine rapida della guerra: la bomba H sarebbe stata sufficiente per determinare la resa giapponese e salvare vite umane. Da ricordare che solo la conquista dell’isola di Okinawa aveva causato la morte di 150mila civili e militari giapponesi e la perdita di 70mila soldati Usa. Truman fu cauto con i suoi: se il Giappone si fosse arreso la bomba H non si sarebbe dovuta sganciare. Tokyo però non solo respinse le proposte di pace ma il governo militar-fascista fece approvare la legge marziale con fucilazioni per chiunque avesse tramato contro la continuazione della guerra. Quella bomba all’uranio – seguita dall’altra, a Nagasaki, tre giorni dopo – iniziò e chiuse l’era dell’uso delle armi nucleari e salvò la vita a molte persone, perché il Giappone ancora proseguiva la guerra isola per isola, difendendosi metro per metro, e non avrebbe mai accettato la pace. Cosa che invece successe molto presto. I due bombardamenti nell’arco di così pochi giorni costrinsero i giapponesi alla resa il 15 agosto 1945, che segnò così la fine della Seconda guerra mondiale. Ma torniamo a Sadako che, a 4 anni, sopravvive all’esplosione: illesa. Nel 1955 finisce però in ospedale per le conseguenze delle radiazioni. Si decide di non dire a Sadako che le rimangono ancora pochi mesi di vita e, per donarle un po’ di serenità, fanno credere alla bambina che potrà salvarsi: «Prendi questa carta dorata e costruisci mille gru; quando le avrai terminate, sarai guarita». Sadako trascorre così tre mesi ricoverata: con molta determinazione, ma sempre minori forze, lavora ai suoi uccelli di carta. Pur arrivandoci molto vicino, non vedrà mai la millesima gru, anche se l’aveva immaginata più volte in sogno. Di Franco Vergnano

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