Ribaltiamo i ruoli, senza moralismi, e mettiamoci nei panni dei cattivi. I talebani e i terroristi, distinguendo tra i due (anche se nelle prossime settimane bisognerà capire se e come).
Ebbene, visto dai cattivi, l’Occidente non è mai stato debole come oggi. Per una coppia di fattori micidiale: ha paura e si trova con le idee confuse. La paura aleggia dall’indomani dell’11 settembre 2001 e dell’attentato alle Torri Gemelle. La risposta di allora – fra la rabbia e l’orgoglio, per citare le parole di Oriana Fallaci – non ha scacciato la paura. Anzi, l’ha intensificata.
Pensate per un attimo ai migranti e al terrore di molti (in Europa e in Occidente) che siano troppi e pure cattivi. In quest’ultimo anno e mezzo il Covid-19 la paura l’ha poi spalmata ancor di più e in tutto il mondo. Ma l’Occidente era già un pulcino bagnato prima, con il timore costante di doversi sottomettere (di questa condizione di paralisi ha scritto Michel Houellebecq nel suo romanzo “Sottomissione”). Per trovare l’ultima guerra con una chiara strategia del mondo libero bisogna risalire al secolo scorso, allo scontro con Milosevic (che si fosse favorevoli o no a farla), liquidato in poche settimane.
In Libia nel 2011, a parte cacciare Gheddafi, non sono stati infatti altri piani. Risultato: un caos infinito. L’Afghanistan adesso è ancora peggio. Perché la paura toglie lucidità alla diplomazia e annienta il coraggio di combattere anche quando è necessario. E i nemici – noi questa parola la usiamo ancora – godono.
di Massimiliano Lenzi
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