
Barricate su tutto, tranne che sul calcio
Barricate su tutto, tranne che sul calcio
Barricate su tutto, tranne che sul calcio
Sabato tornerà il campionato di calcio, alleluia! Appena scavallato Ferragosto, secondo tradizione le sterminate falangi degli appassionati del pallone italico cominciano il conto alla rovescia per la ripresa della Serie A. Quest’anno, a onor del vero, le sensazioni sono contrastanti: è ancora troppo fresca l’ondata emotiva degli Europei per riuscire a concentrarsi fino in fondo sulla ripresa del campionato.
Da questo week end, però, potremo seguire il ritorno dei tifosi allo stadio, sino al 50% dei posti, dopo un anno a porte chiuse. Un segnale confortante di ripresa e di normalità, legato a doppio filo all’uso del Green Pass. Sì, proprio quella certificazione da un mese, ormai, al centro di furibonde polemiche e non poche resistenze. Palesi e occulte.
Se per ristoranti e trasporti – non parliamo neppure della scuola a cui abbiamo dedicato l’editoriale odierno – si aprono processi e c’è chi si rifiuta di procedere ai necessari controlli, nel caso degli stadi tutto fila liscio e pacifico. Nessuno fa storie, nessuno si preoccupa di dover mostrare il Green Pass, l’importante è tornare sugli spalti per accogliere Mourinho o vedere che effetto fa l’Inter senza Lukaku.
Noi siamo così: un popolo apparentemente fumantino e certo sempre pronto a dividersi per campanili. Quando il pallone comincia a rotolare, però, unito come non mai. Guai a darci degli juventini, napoletani o milanisti, si intende, ma sui grandi princìpi siamo granitici: il calcio non si tocca e il campionato val bene un Green Pass.
di Diego de la Vega


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