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Dopo un’estate in bicicletta, w l’inverno
Dopo un’estate in bicicletta, w l’inverno
Dopo un’estate in bicicletta, w l’inverno
Per carità, è vero che la vita si sconta vivendo ma non – se possibile – lungo una pista ciclabile. Le due ruote con i pedali e le gonnelle alzate leggermente dal vento più che un elemento di poesia son roba da canzonette. Anni fa Riccardo Cocciante ne scrisse una, adatta al romanticismo della fatica e dell’innamoramento: «Passeggiando in bicicletta accanto a te / Pedalare senza fretta, sentendoti vicina». È probabile che non avesse mai incrociato i semafori di Forte dei Marmi, con la fiumana di ciclisti e cicliste. Del resto lo stesso Lorenzo Viani, che pure amava le proprie terre, le cose migliori (quando non dipingeva) le ha scritte partendo dal dissacrare. «A scuola – annotava – ebbi la fortuna di imbattermi in un maestro scettico (…). Si chiamava Cesare; a spiegare una certa aura di paganesimo che spirava su quel volto largo e sereno, basterà dire i nomi dei suoi congiunti: Volfango e Silvano, Telemaco, Omero, Aristotile, Pindaro e Mentore». Bicicletta no. Non c’era.
de Il Duca Minimo
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