L’avevano iscritta a delle gare a sue insaputa.
Le Olimpiadi dovrebbero essere emblema di sport e libertà e invece a Tokyo è giunta la scure del regime bielorusso di Lukashenko, che la stessa Unione europea ha definito «un dittatore» e che lo scorso anno ha represso nel sangue le proteste contro una rielezione da molti sospettata di brogli.
La velocista Kryscina Timanovskaja, che avrebbe dovuto correre i 200 metri, su Instagram ha raccontato di essere stata iscritta senza il suo assenso anche alla staffetta 4×400.
Sui social l’ha detto senza girarci troppo intorno: «I nostri capi decidono sempre per noi». E tanto è bastato perché venisse fatta ritirare dalle gare e portata a forza in aeroporto per essere rimpatriata.
Per fortuna ai Giochi Olimpici non può succedere quello che in altre circostanze forse sarebbe passato sotto silenzio. Sono quindi intervenute le autorità giapponesi e l’atleta stessa si è appellata al Cio. Risultato: il volo che avrebbe dovuto riportarla in patria è decollato senza di lei e l’atleta 24enne si trova ora in un hotel, protetta dalla polizia nipponica. Sembra voglia chiedere l’asilo politico.
Di segno completamente opposto la storia di Javad Foroughi, 41enne iraniano oro nel tiro a 10 metri con la pistola ad aria compressa. Si è infatti scoperto che appartiene alle “Guardie della rivoluzione islamica”, inserite dal 2019 dagli Usa nella blacklist internazionale del terrorismo. Anche in questo caso è stato chiesto l’intervento del Cio.
Perché non di solo sport sono fatti i Giochi.
di Gaia Bottoni
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