Diciamocela tutta: se anziché al mare fosse stato alla Farnesina, per gli uomini e le donne dell’Afghanistan illusi e poi mollati, per i talebani e per l’Italia non sarebbe cambiato niente. Polemizzare sui giorni da bagnasciuga e da spiaggia pugliese del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nel pieno di questa crisi, è retorica populista in stile grillino (ah, i rovesci della storia!) anche se ovviamente non sono stati i 5 Stelle a dar fuoco alle polveri.
Quanto ai critici delle vacanze del ministro, fanno tenerezza perché evidentemente credono ancora nei miracoli: «Ah, se fosse stato al lavoro!». Anziché nell’inutile attesa del miracolo italiano (che non ci sarà) a noi delle vacanze pugliesi di Luigi Di Maio colpisce invece un’altra cosa.
La Puglia infatti è il tacco d’Italia, con coste belle e lunghe, tante e diverse: ma come diavolo è possibile allora che il presidente della Regione Michele Emiliano, l’ex ministro ed esponente del Pd Francesco Boccia e il ministro Di Maio si siano ritrovati vicini vicini sulla stessa spiaggia? Stai a vedere che più che una coincidenza d’agosto questi facevano un incontro politico all’aperto per possibili intese tra Pd e 5S con la benedizione di Emiliano, che del dialogo coi grillini è sempre stato un sostenitore. Nella terra di Massimo D’Alema tutto può accadere.
A Gallipoli l’ex comunista, nel 1994, riuscì persino a siglare un patto con quel democristiano di Rocco Buttiglione in un eterno andirivieni nazionale tra Peppone e Don Camillo. Amen.
di Aldo Smilzo
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