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Leotta

L’abito che non fa la monaca

I festeggiamenti dei 30 anni di Diletta Leotta hanno acceso l’ennesima polemica estiva; alcune perfomer presenti al taglio della torta indossavano un copricapo a forma di lampadario, per alcuni “un insulto alla dignità femminile”. Tante le critiche sui social, in un’epoca dove il politically correct è d’obbligo.  

L’abito che non fa la monaca

I festeggiamenti dei 30 anni di Diletta Leotta hanno acceso l’ennesima polemica estiva; alcune perfomer presenti al taglio della torta indossavano un copricapo a forma di lampadario, per alcuni “un insulto alla dignità femminile”. Tante le critiche sui social, in un’epoca dove il politically correct è d’obbligo.  

L’abito che non fa la monaca

I festeggiamenti dei 30 anni di Diletta Leotta hanno acceso l’ennesima polemica estiva; alcune perfomer presenti al taglio della torta indossavano un copricapo a forma di lampadario, per alcuni “un insulto alla dignità femminile”. Tante le critiche sui social, in un’epoca dove il politically correct è d’obbligo.  
I festeggiamenti dei 30 anni di Diletta Leotta hanno acceso l’ennesima polemica estiva; alcune perfomer presenti al taglio della torta indossavano un copricapo a forma di lampadario, per alcuni “un insulto alla dignità femminile”. Tante le critiche sui social, in un’epoca dove il politically correct è d’obbligo.  
  Metti la festa per i 30 anni di Diletta Leotta e metti una coreografia con delle ragazze vestite da abat-jour ed ecco gli ingredienti perfetti per l’ennesima polemica estiva. Tema appunto alcune performer che al momento del taglio della torta avevano addosso un copricapo a forma di lampadario. Un insulto alla dignità femminile, secondo parecchi che sui social si sono scatenati. Alba Parietti ha definito quei costumi «degradanti» e ha tenuto a ricordare – in verità non è stata la sola – che sul palco di Sanremo la Leotta si era prodotta in un monologo in difesa della dignità femminile. Ora, riguardo alla scelta della coreografia del suddetto compleanno, si può parecchio discutere, anche perché era più che prevedibile che sarebbe subito partita la polemica. D’altronde siamo in epoca dove il politically correct è d’obbligo, e quando posti un video su Instagram con delle ragazze vestite da lampadario il minimo che ti possa succedere è che ti piovano addosso delle critiche. Altro però è il tema nudo e crudo: quella era parte di una performance e le donne in questione di certo sono delle professioniste che si esibiscono anche con quel tipo di costumi. Una libera scelta e soprattutto uno spettacolo, nulla di volutamente umiliante nei confronti del genere femminile. Oppure si dovrebbe bandire ogni genere di esibizione con protagoniste delle donne in costume? O esistono dei costumi leciti e degli altri no? Forse questo politicamente corretto sta diventando sempre più spesso politicamente ottuso.     di Gaia Bottoni

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