Leo Messi e la politica presa a calci
Emirati, Paris Saint Germain e Leo Messi: un’operazione di propaganda
Leo Messi e la politica presa a calci
Emirati, Paris Saint Germain e Leo Messi: un’operazione di propaganda
Leo Messi e la politica presa a calci
Emirati, Paris Saint Germain e Leo Messi: un’operazione di propaganda
Emirati, Paris Saint Germain e Leo Messi: un’operazione di propaganda
La famiglia Bin Zayed Al-Nahyan, che comanda negli Emirati Arabi Uniti ed è responsabile della più pericolosa area di Guerra fredda del pianeta, ha acquistato per il suo giocattolo, il Paris Saint Germain, le prestazioni sportive di Lionel Messi, uno dei giocatori più forti del mondo. Il suo cachet è intorno ai 50 milioni di euro all’anno e si aggiunge ad altri, altrettanto generosissimi, già elargiti a Neymar, De Maria, Donnarumma, Verratti, Mbappé, Icardi e via aggiungendo.
Il budget di questa squadra è pari a quello di due terzi del l’intera Serie A. Siccome si gioca solo in 11, molti di questi campioni scaldano la panchina, e non è detto che funzioni: lo scorso anno il Psg ha perso sia il campionato sia l’agognata Coppa dei Campioni. Il tifoso vuole che la propria squadra vinca ed è grato al presidente se paga dei funamboli di quel livello così come è scontento se – come sta accadendo all’Inter – si vende il gioiello migliore per120 milioni di euro. Ma ciò che conta, alla fine, è soltanto vincere.
Ovviamente questa è un’operazione (costosissima) di propaganda. La famiglia Al-Nahyan ha molto da farsi perdonare, a partire dalla guerra commerciale contro il Qatar e laFratellanza Musulmana, che ha stravolto gli equilibri del Medio Oriente: da un lato Emirati, Arabia Saudita, Israele ed Egitto (che è una dittatura sostenuta militarmente ed economicamente da Abu Dhabi); dall’altra i reietti, tenuti insieme dalla paura più che dalla simpatia reciproca: Qatar,Iran e Turchia. Rabbrividite? Ne avete ben donde. Sia dal-l’una che dall’altra parte siedono convitati spiacevoli.
Ma perché mai un paesetto più piccolo della Svizzera spende così tanto in warfare cibernetico, armi tecnologiche e milizie di mercenari impegnate nell’organizzare colpi diStato in giro per l’Africa? La risposta è che la famiglia Al-Nahyan non si batte per la gloria della nazione ma per la propria sopravvivenza, perché valuta vicino il momento in cui il pianeta smetterà di usare il petrolio e non si accontenta del benessere: vuole il potere, e questo ancora oggi si conquista in Occidente, avendo un’influenza determinante su una delle grandi democrazie cristiane come la Francia. Per questo la famiglia Al-Nahyan paga stormi di giornalistiche sotto la Tour Eiffel conducono efferate campagne di stampa su giornali di acclarata eccellenza, in tv e su blog online e sostengono una ventina di parlamentari di diversi partiti (in Francia gli onorevoli si suddividono in ‘gruppi d’amicizia’ con altri Paesi e, in quella sede, riscuotono).
La famiglia Al-Nahyan pensa che se hai in mano i tifosi parigini e una centuria di deputati, e se hai comprato (come hafatto il Mubadala Group di Mohammed Bin Zayed AlNahyan) un terzo del debito del sistema pensionistico francese, allora sei quello che comanda a Parigi, altro che messa. Se questo poi sia vero resta da dimostrare, ma lo trovo inquietante.
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di Paolo Fusi
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Tag: sport
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