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Nella poverissima Haiti ha agito un commando di ex militari colombiani

È una spy story che appassionerà ancora a lungo.

Lo scorso 7 luglio il presidente della poverissima Haiti, Jovenel Moise, viene torturato e poi ucciso all’interno della sua abitazione privata a Pelerin, quartiere residenziale della capitale Port-au-Prince. La moglie, ferita gravemente, viene trasportata in un ospedale della Florida, guardata a vista dai federali. I due figli, illesi, vengono portati in un luogo ‘sicuro’ mentre il capo del corpo di sicurezza deve chiarire alla giustizia dove fossero i suoi uomini al momento dell’attentato.

Poi ci sono i presunti sicari: una trentina di elementi quasi tutti arrestati, tre uccisi e un paio ancora in fuga. Un commando composto in gran parte da ex militari colombiani, categoria emblematica della vicenda.

Si sa che la Colombia fornisce contractor a tutto il mondo: professionisti seri, spesso addestrati con programmi Usa, forgiati in decenni di guerra interna contro ogni ordine di gruppo armato irregolare e, in più, pagati meno di altri ‘colleghi’.

Parenti e amici assicurano che i militari, ignari, erano stati assunti per lavori di sicurezza privata, ma il presidente colombiano Ivan Duque ha riconosciuto che almeno un «nucleo ristretto» dei connazionali sapeva che «avrebbero compiuto un reato»: arrestare Moise per consegnarlo alla Dea, costringerlo a firmare le dimissioni o ucciderlo, a seconda delle versioni circolanti. Rimane la sorpresa del loro arresto, senza resistenza, nei pressi della villa e nel giro di poche ore.

Una versione li voleva sicuri dell’immunità che avrebbe concesso loro Claude Joseph, il primo ministro uscente in veste di mandante, che ‘grazie’ all’emergenza seguita alla morte di Moise mantiene la guida del Paese. Ipotesi che però le polizie di Haiti e della Colombia scartano.

E infine c’è Miami, dove ha sede la “Ctu security” che ha organizzato il ‘reclutamento’, i viaggi per Haiti via Santo Domingo e ospitato le riunioni fra alcuni dei presunti ideatori del piano: il titolare della società, il venezuelano Antonio Intriago, il medico Emmanuel Sanon, origini haitiane e oggi in arresto, o il colombiano German Rivera, la cui competenza sarebbe stata pagata 50mila dollari da un non meglio precisato committente Usa.

Scoppiato nel cuore dei Caraibi e a un passo da Cuba, il caso è nell’agenda della Casa Bianca: scartato l’invio di militari, sul posto ci sono gli uomini dell’Fbi.

 

di Raffaele Bertini

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