Postare pare più bello che ballare
Tramite i social è stato possibile vedere, ben documentati, come le discoteche in Italia – da Nord a Sud – abbiano violato le regole più elementari di prevenzione Covid.
Postare pare più bello che ballare
Tramite i social è stato possibile vedere, ben documentati, come le discoteche in Italia – da Nord a Sud – abbiano violato le regole più elementari di prevenzione Covid.
Postare pare più bello che ballare
Tramite i social è stato possibile vedere, ben documentati, come le discoteche in Italia – da Nord a Sud – abbiano violato le regole più elementari di prevenzione Covid.
Tramite i social è stato possibile vedere, ben documentati, come le discoteche in Italia – da Nord a Sud – abbiano violato le regole più elementari di prevenzione Covid.
Quell’irresistibile tentazione di dimostrare quanto ci si diverta, anche a prezzo di finire (giustamente) nei guai per violazione delle più elementari regole di prevenzione del Covid: sono numerosi i casi di discoteche e locali notturni sanzionati perché facevano ballare le persone, assembrate e senza mascherine. Violazioni che vanno da Nord a Sud, e quello che colpisce è come nella stragrande maggioranza dei casi a fornire un assist essenziale alle forze dell’ordine siano stati proprio quelli che a ballare ci sono andati. E che sui social hanno puntualmente documentato le loro notti in barba ai divieti.
A Misano Adriatico un locale è stato chiuso nei giorni scorsi: c’erano 500 persone che ballavano senza mascherine. Ma lo stesso era accaduto in Puglia, a Taranto, e poi nel comasco e sul litorale romano. Non sorprende che non tutti siano ligi alle norme e c’era da immaginare che i gestori dei locali puntassero sulla stagione estiva per cercare almeno in minima parte di risollevare una situazione economica per molti diventata drammatica dopo un anno e mezzo di chiusure.
Quello che è singolare è come in molti casi a svelare il segreto di Pulcinella siano stati proprio coloro che hanno scelto di ballare accalcati nonostante non si potesse. Ma d’altronde si tratta dell’ennesima dimostrazione di come quello che conta ormai non sia più neanche tanto divertirsi, quanto il poterlo sbandierare. Neanche fosse tutta lì, in un video pubblicato sui social, la tanto rivendicata libertà di non adeguarsi alle regole.
di Annalisa Grandi
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