La Sicilia si appresta a passare in zona gialla, prima regione dallo scorso giugno, quando l’intera Italia festeggiò la zona bianca. Anche la Sardegna corre sul filo e sin qui è pura cronaca, perché la Sicilia supera tutti i tre parametri che determinano il cambio di colore.
Incidenza ogni 100mila abitanti, posti letto in area non critica occupati al 20% e occupazione delle terapie intensive all’11%. L’aumento dei casi è stato determinato dall’aggressiva variante Delta e dal grande movimento della stagione turistica (effetti entrambi largamente previsti). La regione torna in giallo, però, anche perché si sono accumulati ritardi nel piano di vaccinazione, a cui non si è avuta capacità di porre rimedio. Pesa, poi, una struttura sanitaria carente, frutto di una scellerata gestione che è di esclusiva responsabilità regionale. Elemento da non dimenticare mai, mentre ci si strappa le vesti per un cambio di colore. Quest’ultimo, peraltro, avrà effetti limitati e riassumibili nel ritorno dell’obbligo dell’uso di mascherina anche all’aperto. Come abbiamo già avuto modo di scrivere, il sistema dei colori non è stato pensato per essere ‘gestito’, magari attraverso del maquillage numerico che pure è stato applicato in agosto. Serve a garantire la nostra normalità, che si può mantenere solo se le regioni in ritardo con i vaccini recupereranno, accelerando nel contempo la copertura dei più giovani. Settembre e la scuola sono alle porte e contano immensamente di più di un pantone di colori.
di Marco Sallustro
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