Tutto, ma che il gioco del pallone chiacchierato sulla televisione italiana non diventi un talk politico senza la politica.
Due palle (e non palloni) infinite.
Non ce ne frega nulla dei no CR7 e dei sì CR7, del girotondo attorno agli allenatori, dei moduli ad minchiam – per citare una indimenticabile battuta del tecnico del Genoa Franco Scoglio, tra l’altro morto durante una diretta in tv – così come dei campioni pagati troppo o troppo poco. Se tutti intorno poi si rivelano buoni o burberi di circostanza la noia è comunque servita.
Occorre una rivoluzione culturale, senza Mao (e del resto basta guardare alla Spagna): che le trasmissioni sportive siano cattive. Per farle in questo modo occorre anzitutto un atto di coraggio dei giornalisti e delle giornaliste sportive in Italia: non avendo più dei Gianni Brera o dei Carmelo Bene da invitare in studio per ascoltare l’imprevedibile sulla pelota, allora che la si butti sul Bar dello Sport, la migliore antropologia culturale del Belpaese quando si chiacchiera di gol e di ciò che poteva essere e non è stato.
Non a caso le televisioni locali sul genere, in passato, han costruito un racconto più che divertente.
La Spagna, del resto, non la citavamo a caso ma con judicio. Il destino vuole che nella terra di Pablo Picasso e di Salvador Dalì sia esploso il fenomeno della Chiringuito tv, attivo su tutte le piattaforme e anche su Twitch. In diretta.
Risultato: è stata la trasmissione più seguita del calciomercato spagnolo (che nel 2021 ha visto consumarsi l’addio di Messi al Barcellona) e va in onda h24. Non nei ritagli del pre, del durante o del post partite.
In Italia il chiringuito è il vecchio e autarchico bar. Dello sport. Ve n’è uno in ogni paesello. Un luogo dove si può ancora dire degli arbitri che sono cornuti e che no, a Parigi, terra del Mouline Rouge, non può accadere che Gigio Donnarumma – portiere azzurro campione d’Europa – stia in panchina.
Perché nel pallone (come in televisione), come si può apprendere facilmente entrando in un bar d’Italia, “ci sono delle regole”.
di Aldo Smilzo
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