Tifosi nel pallone, ritorno al futuro
Da ieri gli stadi sono di nuovo aperti al pubblico. Curiosità e timori, dopo un anno a porte chiuse.
Tifosi nel pallone, ritorno al futuro
Da ieri gli stadi sono di nuovo aperti al pubblico. Curiosità e timori, dopo un anno a porte chiuse.
Tifosi nel pallone, ritorno al futuro
Da ieri gli stadi sono di nuovo aperti al pubblico. Curiosità e timori, dopo un anno a porte chiuse.
Da ieri gli stadi sono di nuovo aperti al pubblico. Curiosità e timori, dopo un anno a porte chiuse.
Non ditemi che vi eravate abituati! È vero che il calciofilo sopporta di tutto e che il Covid e il tifo sempre malattie infettive sono, ma non credo siate riusciti a metabolizzare la surreale dimensione della partita ai tempi della pandemia. Spalti vuoti, mancanza di punti di riferimento cromatici, zero energia, silenzio da convento, giocatori con drastico calo dei neuroni a specchio che esultano assai meno: tutto ha fornito la sensazione di farci assistere – qualsiasi incontro si guardasse – sempre alla stessa partita, anzi, sempre alla stessa partitella di allenamento. Abbiamo assistito alla trasformazione del calcio da fenomeno popolare a fenomeno polare. Più si guadagna in voyerismo mediatico (la pulp vision del 4k, l’autopsia delle azioni col Var, i microfoni a bordo campo, le soporifere inquadrature negli spogliatoi coi giocatori intenti a mettere l’ultimo like prima del match) e più asettico diventa il rito dell’ex gioco più bello del mondo.
Le novità di quest’anno lasciano vagamente perplessi. In primis il calendario ‘asimmetrico’: gli incontri del girone di andata non combaceranno più con quelli del girone di ritorno. Questo, concepito dal Guidobaldo Maria Riccardelli di turno (cit.), per dare «imprevedibilità e interesse al campionato»! In effetti anche a me il Natale che cade il 25 dicembre ha stufato. Lo indirei il 4 giugno. Nell’interesse del Natale, ovvio. E anche l’anniversario di nozze lo festeggerei random: per rivitalizzare il matrimonio, s’intende.
L’offerta tv dell’imminente campionato sarà anche la più ‘spalmata’ e ingarbugliata della storia del football italico; col nuovo spezzatino Rita Pavone, anziché lamentarsi con la celebre canzone, andrà diritta dalla Bernardini De Pace. Praticamente seguire il calcio diventa una professione. Mentre, per alcuni suoi attori, è già molto di più: Messi approda a Parigi a guadagnare annualmente il Pil dello Zimbabwe. È il ‘rinforzino’ di un squadra che vanta già Donnarumma, Icardi, Mbappè, Neymar e Di Maria e che – come suggerisce un corrosivo meme – in proporzione dovrebbe ingaggiare Hamilton per guidare il pullman sociale.
A proposito di meme: in attesa del ritorno allo stadio dei tifosi (e, perché no, degli striscioni), possiamo dirci campioni d’Europa anche di ironia. Gli sfottò ai Windsor grandi e piccini, la saga degli inglesi secondi in tutto, il fallo ‘di sopravvivenza’ di Chiellini su Saka hanno scatenato decine di web-parodie. Quella dove Giorgione salva lo sgusciante sbarbatello impedendogli di finire sotto un treno in corsa forse le batte tutte. Ma guarda un po’: prima a un difensore bastava essere virile, oggi è necessario che sia anche virale.
di Cristiano Militello
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