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Reportage Dnipro

Camminare sul sangue

Dnipro – La popolazione civile è stata massacrata dai missili russi in maniera disumana e brutale, tanto da rendere perfino imbarazzante riprendere certi dettagli di quell’abominio
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Camminare sul sangue

Dnipro – La popolazione civile è stata massacrata dai missili russi in maniera disumana e brutale, tanto da rendere perfino imbarazzante riprendere certi dettagli di quell’abominio
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Camminare sul sangue

Dnipro – La popolazione civile è stata massacrata dai missili russi in maniera disumana e brutale, tanto da rendere perfino imbarazzante riprendere certi dettagli di quell’abominio
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Dnipro – La popolazione civile è stata massacrata dai missili russi in maniera disumana e brutale, tanto da rendere perfino imbarazzante riprendere certi dettagli di quell’abominio
Dnipro – Per quanto abbiamo provato a non farlo, è stato impossibile registrare i contenuti video  senza camminare sul sangue. Era ovunque. La popolazione civile di Dnipro è stata massacrata dai missili russi in maniera disumana e brutale, tanto da rendere perfino imbarazzante riprendere certi dettagli di quell’abominio. Dopo Kyiv e Kharkiv, quella in cui ci troviamo è la terza città più popolosa dell’Ucraina. Il fatto che tutte e tre siano quotidianamente bersagliate da una pioggia di missili e droni evidenzia l’intenzione di colpire e fiaccare la resistenza di questo popolo. Come una ferita in pieno petto, nel centro di questa città s’apre uno squarcio enorme fra i palazzi di Naberezhna Peremohy (che letteralmente significa “argine della vittoria”) Street. Mille chili d’esplosivo lanciati a quasi cinque volte la velocità del suono contro questo complesso residenziale hanno provocato l’apocalisse per quelle povere persone che in quel momento si trovavano all’interno delle proprie abitazioni. Facendoci strada fra le macerie di questo enorme palazzo, uno dei superstiti ricorda quegli attimi di terrore: «mi sono trovato a terra in una pozza di sangue e ricoperto di detriti. Non avevo neanche il fiato per gridare perché la pressione sul costato era così forte da non permettermi d’inspirare e avevo la bocca piena di polvere. Una persona è riuscita a salvarsi lanciandosi dalla finestra. Un’altra giaceva nuda accanto ai resti della vasca da bagno in cui si stava lavando. Un’altra ancora è rimasta appesa per qualche secondo alle macerie della cucina ma poi è precipitata nel vuoto. Molti urlavano avvolti dalle fiamme. È stato l’inferno». Muovendoci per i resti di queste abitazioni facciamo davvero fatica -in rispetto a tanto dolore- a non posare i piedi sulle chiazze di sangue rimaste a terra. Dietro l’edificio c’è un parco giochi per bambini. Molti di loro hanno perso la vita nell’attacco russo, tanto che la fermata dell’autobus sull’altro lato della strada è piena zeppa di peluche. A pochi minuti d’auto da lì si trova il mercato comunale. Un luogo enorme, grande almeno quanto un campo da calcio. Un’altra pioggia di missili russi ha travolto ogni struttura e bancarella, distruggendo ogni cosa e affogando nel sangue le vite di centinaia di persone. È davvero difficile scriverne dovendo omettere qualche dettaglio per ragioni di spazio, perché ciascuna di quelle vite falciate meriterebbe d’esser ricordata in maniera diversa. Invitati dai colleghi di “D1” per un’intervista nei loro studi, ci siamo trovati in imbarazzo nel sentire elogiato il nostro coraggio per essere qui. La forza d’animo di questa gente meriterebbe la presenza di quei colleghi che -non essendo invece presenti qui- riportano nei loro articoli la peggior spazzatura propagandistica russa. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI “CRONACHE DI GUERRA” Rimettendoci in viaggio abbiamo saputo che mentre filmavamo quest’orrore ore i russi stavano distruggendo il Children’s Health Center di Kharkiv. Nel frattempo in Italia, il M5S s’opponeva in aula all’invio di armi per difenderci da questa barbarie e il PD s’asteneva dal voto, scordandosi che il sangue versato ottant’anni prima da quei partigiani di cui s’ergono a eredi non fu diverso da quello su cui abbiamo camminato oggi.   Di Alla Perdei e Giorgio Provinciali

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