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Trincee a Mosca

Trincee a Mosca

Trincee a Mosca: la colonna Wagner continua indisturbata la sua avanzata mentre diminuiscono le alternative per Putin
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Trincee a Mosca: la colonna Wagner continua indisturbata la sua avanzata mentre diminuiscono le alternative per Putin
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Trincee a Mosca: la colonna Wagner continua indisturbata la sua avanzata mentre diminuiscono le alternative per Putin
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Trincee a Mosca: la colonna Wagner continua indisturbata la sua avanzata mentre diminuiscono le alternative per Putin
La guerra Z è oggi divenuta la guerra Ž, come la lettera del cognome di Evgenij Prigožin. Il capo del Gruppo Wagner marcia sulla capitale e la resistenza dell’esercito russo al momento non sembra all’altezza della situazione. L’unico alleato che sembra avere Putin, adesso, sono le grandi distanze che separano le città russe. Qasym-Jomart Kemelūly Toqaev, il presidente kazako, è invece stato molto più chiaro con il Cremlino rifiutandosi da sempre di riconoscere gli pseudostati donbasiani e le annessioni illegali putiniane. Chiamato dall’omologo russo sotto assedio, gli ha risposto che vede la situazione attuale come un problema interno della Russia. Non sappiamo di telefonate Putin-Xi, mentre l’unico a offrirsi come mediatore è stato il turco Recep Tayyip Erdoğan, che ormai vede tutto il mondo come un grande bazar da cui ricavare quanto più profitto possibile. E che sia economico o politico, poco importa. Intanto la gente di Rostov sul Don, la prima città ‘conquistata’ dai wagneriti, si è dimostrata molto amichevole con i mercenari. I passanti comprano loro acqua e merendine e li proteggono dagli occasionali contestatori, dimostrando che presentare il suo golpe come una “marcia della giustizia” è stata una scelta azzeccata a livello mediatico per Prigožin. In fondo la gente è stanca di una guerra di cui non capisce molto il senso e se qualcuno può offrire ai russi una scappatoia da questa situazione senza rese umilianti, è comprensibile che incontri il favore popolare. Se i furbi portano vivande ai nuovi forti, i più furbi hanno però affollato la stazione ferroviaria di Rostov. D’altronde sanno bene come il loro governo sia abituato a ‘liberare’ le città occupate dai nemici e nessuno vuole vivere ciò che è accaduto ai centri urbani ucraini. Nel frattempo che Putin compiva vane telefonate e cancellava il Wagner da Vkontakte (il Facebook russo) e dai cartelloni pubblicitari, alle diciassette dell’ora italiana il terrorista Igor’ Girkin asseriva sul suo canale Telegram che le punte delle colonne ribelli erano state avvistate nella cittadina di Barabanovo a due ore da Mosca. Si tratterebbe dei reparti avanzati di una forza che va dai 150 ai 400 mezzi (alcune stime parlano di 4000 soldati) capitanata nientemeno che dal neonazista Dmitrij Valer’evič Utkin che fondò il Wagner stesso. Le unità si muovono allo scoperto, ma dopo l’abbattimento di un velivolo da comando aereo Ilyushin Il-22 lealista ad opera di un mezzo antiaereo Pantsir di scorta al convoglio, è divenuto molto complicato colpirla dall’alto. Il lungo convoglio si muove infatti sull’autostrada M-4, affollata di civili, e gli stessi mercenari usano auto senza contrassegni militari. Chi conosce bene la storia della Federazione Russa sa che il suo popolo vede in Putin soprattutto l’uomo che impedì la somalizzazione del Paese nel “periodo dei torbidi” (smuta in russo) successivo alla dissoluzione dell’Urss. Se è stata risparmiata loro la Somalia, dopo anni di torpore sociale si trovano però a un passo dal vivere in Sudan. Così adesso i soldati leali a Putin prendono posizione sul crinale di via Kashira nel Sud di Mosca, mentre escavatrici distruggono le vie secondarie d’accesso alla città con le loro pale. Un Paese passato dal pensare di conquistare l’Ucraina in tre giorni, a scavare trincee per difendere la sua capitale.   di Camillo Bosco

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