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Donne repubblicane

D&R. Donne e repubblicane

Il think tank più potente che circonda Donald Trump è un cerchio magico (rosa). Poca cultura, molto glam, zero ideologie ma tanto, tanto pragmatismo al femminile

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Il think tank più potente che circonda Donald Trump è un cerchio magico (rosa). Poca cultura, molto glam, zero ideologie ma tanto, tanto pragmatismo al femminile

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Il think tank più potente che circonda Donald Trump è un cerchio magico (rosa). Poca cultura, molto glam, zero ideologie ma tanto, tanto pragmatismo al femminile

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Il think tank più potente che circonda Donald Trump è un cerchio magico (rosa). Poca cultura, molto glam, zero ideologie ma tanto, tanto pragmatismo al femminile

Il think tank più potente che circonda Donald Trump è un cerchio magico (rosa). Poca cultura, molto glam, zero ideologie ma tanto, tanto pragmatismo al femminile. Non bastano le frasi sessiste e offensive sparate a destra e a manca da Donald come se niente fosse. Di più. Neanche le accuse di molestie e violenze sessuali, i processi nelle aule di tribunale e l’inevitabile tempesta mediatica. Niente. Le donne di Donald sono sicure, fedeli e pronte a difendere a spada tratta il loro candidato. Durante la convention repubblicana di Milwaukee diverse donne hanno scelto di parlare a favore del Presidente mettendo in scena delle vere e proprie invettive contro Biden, contro Kamala Harris e dipingendo Trump come l’unico in grado di salvare il Paese. Sappiamo bene che Trump ha una schiera di preziose sostenitrici nella sua famiglia a partire da Ivanka e arrivando a Melania che – dissapori e dicerie a parte – ha sempre sostenuto il marito e così ha fatto naturalmente anche nell’intervento alla convention repubblicano che lo ha incoronato candidato presidente alla Casa Bianca. Anche sua figlia Tiffany (nata dal secondo matrimonio di Trump con Marla Maples e poco conosciuta nel mondo politico) ha scelto di sostenere il padre – proprio come aveva quattro anni fa – con uno speech in cui, tra le altre cose, ha accusato i media americani e le società tech di “promuovere la disinformazione”, invitando gli elettori a scegliere “sulla base dei risultati, non della retorica”.

Tra i discorsi che più hanno fatto discutere c’è quello di Nikki Haley, ex governatrice del Sud Carolina e repubblicana della vecchia guardia. Proprio nel giorno in cui si diffondeva la notizia di un altro uomo di colore – Jacob Blake – colpito da sette colpi di pistola dalla polizia del Wisconsin, Haley ha dichiarato apertamente che “in gran parte del Partito Democratico ora è di moda dire che l’America è razzista. Ma questa è una bugia. L’America non è un paese razzista”. Un discorso che chiama in causa la “cancel culture” e sottolinea i danni provocati dalle proteste BLM, in totale antitesi con quanto affermato da Kamala Harris che, solo qualche giorno fa, ha parlato chiaramente di razzismo sistemico come male sociale da sradicare. In molti hanno reagito con forza nel sottolineare la pericolosità di una retorica volta a dipingere Trump dalla parte dei neri e delle minoranze, puntando il dito sull’opposizione repubblicana al controllo delle armi, sugli scarsi provvedimenti adottati per frenare la violenza razzista della polizia. Tra le più accanite sostenitrici spicca Kimberly Guilfoyle, ex speaker di Fox News nonché fidanzata di Donald Trump Junior. Nel suo speech Guilfoyle ha urlato al mondo il suo sostegno al candidato repubblicano, infarcendo il tutto di affermazioni di dubbia veridicità e iperbolici feroci attacchi a Joe Biden. “Vogliono distruggere questo Paese e tutto ciò per cui abbiamo combattuto e che ci sta a cuore. Vogliono rubarvi la libertà!” ha urlato davanti a un pubblico inesistente finendo così per diventare oggetto di meme e gif sui social. A coronare il tutto, ci ha pensato il discorso contro l’aborto dell’attivista pro-life ultracattolica Abby Johnson che, tra l’altro, è a favore dell’introduzione del cosiddetto “house holding vote”, ossia un voto “per famiglia” espresso dall’uomo di casa. E tanti cari saluti alle battaglie per il suffragio. È il cerchio magico (rosa) di Donald Trump.

di Diego La Matina

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