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Regno Unito Trump

Il Regno Unito non vuole essere parte della campagna elettorale di Trump

Cresce ogni giorno la sensazione che Elon Musk stia utilizzando il Regno Unito per spingere verso la rielezione di Donald Trump

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Il Regno Unito non vuole essere parte della campagna elettorale di Trump

Cresce ogni giorno la sensazione che Elon Musk stia utilizzando il Regno Unito per spingere verso la rielezione di Donald Trump

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Cresce ogni giorno la sensazione che Elon Musk stia utilizzando il Regno Unito per spingere verso la rielezione di Donald Trump

Londra – La combinazione di disinformazione, messaggi d’incitamento alla violenza e attacchi personali ha esacerbato il conflitto tra il Partito laburista britannico e la piattaforma X (ex Twitter), conducendo a una guerra combattuta sulla sottile linea di confine tra la libertà di espressione e l’abuso strumentale e destabilizzante dei social media.

Cresce ogni giorno la sensazione che Elon Musk stia utilizzando il Regno Unito per spingere verso la rielezione di Donald Trump e che la massiccia campagna mediatica – creata attraverso la diffusione di notizie false – che ha portato alla guerriglia urbana nelle strade britanniche, poi alimentata dagli attacchi di Musk al primo ministro Keir Starmer, abbia poco a che vedere con la Gran Bretagna e tutto con le elezioni presidenziali americane. Va da sé che ai britannici vedere il proprio Paese messo a ferro e fuoco per amplificare la retorica trumpiana proprio non va giù. Anche perché, se non arginato, da oggi a novembre questo fenomeno potrebbe condurre a una spirale inaccettabile. 

Ed è su questo nodo cruciale che va interpretato l’operato di Starmer, nella sua determinazione a disinnescare la bomba mediatica che Musk ha piazzato sotto il governo britannico, a sole poche settimane dal suo insediamento. Quella della teatralità di una distrazione di massa dai primi immediati successi in campo economico (riapertura dei cantieri edili), sociale (accordo con i sindacati) e anche migratorio (creazione di un corpo speciale nella lotta agli scafisti), per focalizzare l’attenzione globale sui due cavalli di battaglia di Trump: immigrazione e libertà di espressione.

In entrambi i casi, l’azione di Musk fa leva su luoghi comuni, senza alcuna considerazione delle posizioni di Starmer, come se al potere ci fosse Jeremy Corbyn e non un ex procuratore generale che l’immigrazione clandestina non la vuole agevolare ma fermare e che, a partire dalla sua elezione a leader del partito nel 2020, ha fatto della lotta all’antisemitismo la sua bandiera, impedendo la candidatura di elementi problematici (come lo stesso Corbyn, poi espulso dal partito, e Faiza Shaheen, la cui esclusione portò a dimissioni di massa nel collegio del Nord-Est di Londra). 

Quanto alla ‘libertà di espressione’, Musk si serve di un vecchio trucco: oltrepassare i limiti di ciò che nel Regno Unito è protetto da essa per poi gridare alla censura, fornendo ai sovranisti del mondo un set di slogan da far rimbalzare ovunque. Non sorprende allora che molti deputati del Partito laburista stiano abbandonando X spostandosi su Threads e Bluesky. Josh Simons, per esempio, ha dichiarato al “The Guardian”: «Non è solo quello che Musk ha detto, ma come ha modificato gli algoritmi di X trasformandolo in un megafono per influenze straniere e gruppi marginali di estrema destra che cercano di corrompere la nostra sfera pubblica. Nessuno dovrebbe avere quel potere… Attaccando la Gran Bretagna, Musk ha messo X nel nostro mirino».

Starmer è ora determinato a mantenere la stabilità interna del Regno Unito, contrastando l’influenza negativa esercitata da X. La priorità è proteggere il tessuto sociale britannico e assicurare che le azioni del governo non siano dettate dalle pressioni esterne di una campagna mediatica manipolata.

di Alessandra Libutti

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