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La Corona si riprende i treni

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La Corona punta alla ri-nazionalizzazione della rete ferroviaria britannica, dopo trent’anni di gestione privata fallimentare

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La Corona punta alla ri-nazionalizzazione della rete ferroviaria britannica, dopo trent’anni di gestione privata fallimentare

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La Corona si riprende i treni

La Corona punta alla ri-nazionalizzazione della rete ferroviaria britannica, dopo trent’anni di gestione privata fallimentare

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Londra – Domenica scorsa è partito il primo treno sotto la gestione diretta della Great British Railways (Gbr), il nuovo servizio ferroviario nazionale britannico. Definito una «nuova alba» dal governo, è il primo passo verso la ri-nazionalizzazione della rete ferroviaria, dopo trent’anni di gestione privata frammentata e contestata. Gbr prende in mano non solo l’infrastruttura ma anche i servizi passeggeri. L’obiettivo è quello di semplificare le operazioni, abbattere le inefficienze e restituire ai cittadini un servizio affidabile.

Il piano di riforma prevede un ritorno graduale alla proprietà pubblica delle tratte attualmente gestite da operatori privati, come South Western Railway e Greater Anglia, con una piena operatività prevista entro il 2027. Gbr sarà responsabile di tariffe più semplici, orari coordinati, maggiore puntualità e un impegno a lungo termine su sostenibilità e accessibilità. La partecipazione del settore privato rimarrà limitata a comparti come il trasporto merci e la vendita di biglietti. Ma la regia dell’intero sistema tornerà saldamente nelle mani dello Stato.

Il processo della Great British Railways era nato durante i governi Tory. Già sotto Boris Johnson Downing Street era intervenuta per riprendere il controllo diretto di tratte gestite male dai privati, come nel caso di Northern Rail riportata nel 2020 sotto l’egida pubblica dopo anni di disservizi e proteste. Pur evitando accuratamente il termine “ri-nazionalizzazione”, i Conservatori per primi avevano cominciato a smantellare il modello che loro stessi avevano creato.

La privatizzazione delle ferrovie britanniche, iniziata negli anni Novanta con grandi promesse di efficienza e modernizzazione, nel tempo si è trasformata in un caso di scuola del fallimento del sistema privato. Ritardi cronici, treni sovraffollati e continue cancellazioni hanno segnato il declino della qualità del servizio. I problemi di coordinamento tra le varie società e l’assenza di una gestione centralizzata hanno alimentato inefficienze strutturali. Mentre gli investimenti iniziali sono stati rimpiazzati da una corsa al ribasso sui costi. Spesso a discapito della sicurezza, come dimostrano incidenti gravi come quello di Ladbroke Grove nel 1999.

Oltre al peggioramento del servizio, i pendolari hanno visto le tariffe aumentare mentre la promessa di risparmio per le casse pubbliche si è infranta contro i costi di transazione e gli interventi di salvataggio delle aziende fallite. Con lo Stato costretto più volte a riprendere il controllo diretto di alcune tratte, come nel caso della East Coast Railway. Con la creazione della Great British Railways, oggi il Regno Unito sta di fatto archiviando l’esperimento privatizzatore, riconoscendone l’insostenibilità.

Un altro problema della gestione privata delle ferrovie britanniche riguardava la massiccia presenza estera, con una parte significativa del trasporto ferroviario paradossalmente gestita da operatori pubblici stranieri. Compagnie come la nostra Trenitalia, Abellio (Paesi Bassi) e Mtr Corporation (Hong Kong) per anni hanno controllato importanti linee pendolari, in un sistema che permetteva a governi esteri di trarre profitti dalla rete britannica, mentre lo Stato britannico restava escluso dalla gestione. Questo modello è ora in fase di smantellamento: dal 2025 linee cruciali come South Western Railway, C2C e Greater Anglia passeranno progressivamente sotto il controllo pubblico britannico, segnando un cambio di rotta radicale. Trenitalia resterà nel Regno Unito principalmente per gestire un nuovo servizio ferroviario ad alta velocità che collegherà Londra e Parigi entro il 2029.

Di Alessandra Libutti

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