Senza immigrati, Trump espelle la manodopera di cui l’America non può però fare a meno
Le politiche di Donald Trump sull’immigrazione rappresentano un ulteriore fattore di rischio per l’economia degli Usa
Senza immigrati, Trump espelle la manodopera di cui l’America non può però fare a meno
Le politiche di Donald Trump sull’immigrazione rappresentano un ulteriore fattore di rischio per l’economia degli Usa
Senza immigrati, Trump espelle la manodopera di cui l’America non può però fare a meno
Le politiche di Donald Trump sull’immigrazione rappresentano un ulteriore fattore di rischio per l’economia degli Usa
Le politiche di Donald Trump sull’immigrazione rappresentano un ulteriore fattore di rischio per l’economia degli Stati Uniti. Dopo l’insediamento della nuova amministrazione gli imprenditori dei settori che dipendono dal lavoro degli immigrati semi-regolari – agricoltura, industria alimentare, logistica, costruzioni, ristorazione – pensavano che Trump avrebbe accontentato l’elettorato facendo arrestare gli stranieri con precedenti penali e le persone che attraversavano illegalmente la frontiera con il Messico. Nessuno credeva davvero che il governo federale avrebbe smesso di chiudere un occhio sulla manodopera che vive nella zona grigia delle leggi statunitensi.
Trump, l’immigrazione e le retate sui posti di lavoro dell’Agenzia federale responsabile dell’immigrazione (Ice)
Poi però sono cominciate le retate sui posti di lavoro dell’Agenzia federale responsabile dell’immigrazione (Ice), con arresti e trasferimenti immediati degli irregolari in nuovi centri di detenzione creati ad hoc. Di fronte a tanta irruenza le imprese hanno chiesto a Trump di risparmiarle dai controlli a tappeto e, all’inizio, il presidente le stava accontentando. Ma alla fine alla Casa Bianca ha prevalso la linea dura di Stephen Miller e Kristi Noem, rispettivamente consigliere speciale e segretario della Sicurezza Interna, gli ideatori del carcere della Florida costruito fra le paludi piene di coccodrilli e denominato “Alligator Alcatraz”.
Gli imprenditori sono nel panico
Gli imprenditori sono nel panico poiché hanno capito che a Washington quando si parla di immigrazione le valutazioni economiche passano totalmente in secondo piano. In base alle stime recenti negli Usa ci sono tra i 10 e i 13 milioni di stranieri semi-regolari: persone che vivono da tempo barcamenandosi nella zona grigia del diritto che separa la legge del governo federale (che li considera illegali) da quella dei governi locali (che li tollera permettendo loro di risiedere e pagare le tasse). Si tratta di circa il 6% della forza lavoro statunitense. Le conseguenze della loro espulsione rischiano di essere devastanti su più fronti, senza contare che i raid dell’Ice spesso colpiscono per errore anche gli stranieri con i documenti in regola.
Gli immigrati disertano i posti di lavoro più esposti
Il risultato è che gli immigrati disertano i posti di lavoro più esposti per non diventare le vittime collaterali della campagna trumpiana. «Questa situazione è negativa per le nostre comunità e le nostre imprese» ha detto a fine giugno Jennifer Barrera, presidente della Camera di Commercio della California. «Tra noi c’è un ampio consenso sul fatto che coloro che hanno vissuto e lavorato qui per anni, senza cadere in comportamenti criminali, dovrebbero ricevere un percorso per continuare a farlo legalmente senza paura».
Ma l’amministrazione Trump va in tutt’altra direzione
L’amministrazione Trump va in tutt’altra direzione. La scorsa settimana il segretario all’Agricoltura Brooke Rollins ha rassicurato gli imprenditori del settore spiegando loro che la soluzione è lì, davanti ai loro occhi: sostituire gli immigrati con gli americani che, grazie al “Big Beautiful Bill”, saranno costretti a trovarsi un lavoro per accedere al Medicaid, il programma di assicurazione sanitaria gratuito per le persone a basso reddito.
«Attualmente nel Medicaid ci sono 34 milioni di adulti in grado di lavorare e per loro non ci sarà più nessuna deroga» ha detto Rollins, sottolineando che «le espulsioni di massa continueranno ma in modo più strategico, mentre puntiamo su una maggiore automazione per avvicinarci all’obiettivo di una forza lavoro al 100% statunitense». L’evidenza empirica suggerisce però che nei Paesi sviluppati questo genere di equazione si verifica soltanto in minima parte, specialmente in un’economia come quella degli Usa, che nella sua storia non ha mai smesso di attrarre e assimilare nuovi immigrati.
di Federico Bosco
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