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Le bombe israeliane contro Hezbollah fanno comodo a molti

Le bombe israeliane che hanno decapitato Hezbollah fanno comodo a molti, in testa i Paesi arabi che vedono nell’Iran e nelle sue milizie una pericolosa insidia

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Le bombe israeliane contro Hezbollah fanno comodo a molti

Le bombe israeliane che hanno decapitato Hezbollah fanno comodo a molti, in testa i Paesi arabi che vedono nell’Iran e nelle sue milizie una pericolosa insidia

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Le bombe israeliane contro Hezbollah fanno comodo a molti

Le bombe israeliane che hanno decapitato Hezbollah fanno comodo a molti, in testa i Paesi arabi che vedono nell’Iran e nelle sue milizie una pericolosa insidia

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Le bombe israeliane che hanno decapitato Hezbollah fanno comodo a molti, in testa i Paesi arabi che vedono nell’Iran e nelle sue milizie una pericolosa insidia

Le bombe israeliane che hanno decapitato Hezbollah fanno comodo a molti, in testa i Paesi arabi che vedono nell’Iran e nelle sue milizie una pericolosa insidia. Le forze terroristiche dipendenti dagli iraniani, che hanno preso in ostaggio i palestinesi e che hanno deciso di scatenare la guerra contro Israele, l’hanno anche persa. Quel 7 ottobre 2023 hanno filmato il massacro degli ebrei, hanno ucciso ebrei in quanto ebrei, hanno scannato bambini in quanto bambini ebrei, hanno rapito cittadini ebrei perché volevano garantirsi l’impossibilità di negoziati per accordi (che non erano nell’interesse iraniano), ma hanno messo in conto una reazione a bassa intensità e di durata limitata. Le cose sono andate diversamente e ne sono usciti distrutti. Il che porta a delle conseguenze per i palestinesi, per i Paesi arabi, per l’Occidente e per Israele.

I palestinesi sono stati massacrati perché quella era la volontà di Hamas. Si può sofisticare in qualche università dell’ignoranza occidentale, ma non a Gaza. Sanno di essere stati carne da macello e che lo scopo non era creare lo Stato palestinese, ma renderlo impossibile e così insidiare l’esistenza dello Stato israeliano. I libanesi, dall’altra parte, possono solo perderci nell’avere Hezbollah in casa. Potevano far finta di niente finché le bombe andavano dal Libano a Israele, ma quando il percorso s’inverte si aprono le porte dell’inferno. I palestinesi, da soli, non ce la possono fare. Tocca a forze esterne, specie a quelle che furono in guerra con Israele ma che con questo Stato da molti anni vivono in pace e collaborazione, offrire loro la possibilità di liberarsi da chi pretende di rappresentarli facendosene scudo.

Dalla Giordania si sono offerti, dicendo di essere pronti a una forza d’interposizione. Fu la Giordania, ad aprile, che abbatté missili iraniani contro Israele. In Marocco è proibito essere a lutto per la decapitazione di Hezbollah. In Arabia Saudita non si festeggia stappando champagne solo perché non si può che stappare il the (almeno in pubblico). Nello Yemen le bombe sugli Houthi sono ancor più gradite. Che Israele s’incarichi di far la guerra alla rete del loro nemico va benissimo. Ma per costruire un equilibrio ci vuole qualche cosa in più. Che l’Iran si doti della bomba atomica non è una minaccia letale soltanto per Israele, ma anche per ciascuno di loro. Buona ragione per occuparsene.

A noi occidentali fa piacere sapere che la ragnatela iraniana viene strappata, tanto più che sono anche fornitori di armi per Putin e che l’averli umiliati direttamente in casa loro è una delle conseguenze del fatto che la Russia si è autodistrutta nella guerra in Ucraina (il che ricorda che quella guerra è contro di noi, non solo contro gli ucraini). Putin è un perdente che vede cadere i suoi alleati senza potere alzare un dito. Epperò sarà bene che noi ci si ricordi che lo sconquasso deriva anche dal nostro disimpegno, dalle scelte Usa all’epoca di Obama, dalle rivalità fra europei in quell’area e dall’inesistenza di una politica estera comune dell’Ue.

La reazione di Israele al 7 ottobre 2023 è legittima. Netanyahu prima ha parlato chiaramente all’Onu e poi ha agito con successo, uscendone rafforzato. Quel che manca, nella politica israeliana, è un’idea circa una possibile conclusione, mentre quel che c’è di troppo, nel governo Netanyahu, è che può fare a meno della conclusione, restando in guerra permanente. La responsabilità è anche di noi occidentali così come degli arabi silenti e quelle bombe hanno fatto centro cadendo in un vuoto di iniziativa politica e diplomatica.

È da qui che si deve ripartire, sapendo che le potenze del terrore sono state accecate, depotenziate e che, proprio per questo, è possibile che scelgano il terrorismo con scarso impiego militare. Vale a dire fare saltare in aria qualche cosa di nostro e a casa nostra. Ragione di più per non lasciar correre ma contrastare frontalmente l’antisemitismo, che prende le false forme della difesa dei palestinesi ed è schierato con i loro carnefici.

di Davide Giacalone

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