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G7 a Capri

Le sfide del G7 a Capri

La de-escalation e l’enigma cinese. È questa la sintesi della tre giorni (che si è chiusa ieri) del G7 dei ministri degli Esteri a Capri

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Le sfide del G7 a Capri

La de-escalation e l’enigma cinese. È questa la sintesi della tre giorni (che si è chiusa ieri) del G7 dei ministri degli Esteri a Capri

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La de-escalation e l’enigma cinese. È questa la sintesi della tre giorni (che si è chiusa ieri) del G7 dei ministri degli Esteri a Capri

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La de-escalation e l’enigma cinese. È questa la sintesi della tre giorni (che si è chiusa ieri) del G7 dei ministri degli Esteri a Capri

La de-escalation e l’enigma cinese. È questa la sintesi della tre giorni (che si è chiusa ieri) del G7 dei ministri degli Esteri a Capri. Il sussulto – che all’improvviso ha cambiato l’agenda a poche ore dalla chiusura dei lavori – è arrivato nella notte fra giovedì e venerdì, con la risposta armata di Israele all’Iran. I soliti droni, del cui lancio persino il segretario americano Antony Blinken ha appreso all’ultimo o quasi. Va così oggi, quando spesso la diplomazia occidentale è costretta a inseguirsi pure fra Paesi amici. Niente drammi però. Perché i droni israeliani sono stati in realtà una risposta molto soft alle provocazioni iraniane dei giorni passati. Finirla qui, d’ora in avanti, sarebbe perciò cosa buona e giusta. Un’opzione che i Paesi del G7 hanno tradotto in una sola parola: de-escalation.

Nella conferenza stampa di ieri, a chiusura dei lavori, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato che trattasi di un obbiettivo politico. Lo scopo è quello di stabilizzare la situazione, riportandola al lavoro della politica e della diplomazia. Da qui i messaggi chiave di questo G7: nuove sanzioni all’Iran (e su queste ogni Paese membro del G7 deciderà con regole diverse, quelli europei come Ue – che già lunedì si riunirà sul tema – e gli altri singolarmente) che deve finirla con il sostegno a Hamas, a Hezbollah e agli Houthi, ma anche una raccomandazione vibrante all’alleato israeliano: no a un’offensiva su Rafah. Per quanto riguarda Gaza, i ministri del G7 concordano poi per un ribadito impegno verso un immediato cessate il fuoco, per il rilascio degli ostaggi israeliani rapiti da Hamas e per l’arrivo di beni necessari e di alimenti alla popolazione civile palestinese. Va da sé, e suona persino scontato e prevedibile, che l’obbiettivo a medio e lungo termine è l’eterno sogno di due popoli e due Stati.

Altro capitolo chiave di questo G7 caprese (ne scrivevamo anche nell’editoriale di ieri) è la questione dello scudo difensivo che l’Ucraina chiede con insistenza per continuare a difendersi dagli attacchi russi e non soccombere. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, presente a Capri, non ha smesso un attimo di insistere su questo. La risposta del G7 è che sarà fatto tutto il possibile per aiutare l’Ucraina anche dal punto di vista della protezione aerea e che continua e continuerà la determinazione «a fornire sostegno militare, finanziario, politico, umanitario, economico e allo sviluppo» di quel Paese e del suo popolo. A questo proposito dal G7 è arrivata una sottolineatura positiva all’adozione da parte dell’Unione europea degli strumenti di aiuti per Kiev, cui si somma un sostegno aggiuntivo approvato dai Sette Grandi, come i nuovi finanziamenti del Canada e la rapida consegna del sostegno al bilancio da parte del Giappone.

Rispetto alla guerra russa in Ucraina, restano però due nodi chiave. Il primo riguarda i tempi nei quali arriverà materialmente e militarmente il sostegno alleato per uno scudo difensivo dagli attacchi di Mosca. Il secondo riguarda la Cina di Xi Jinping. Il G7 non si è infatti dimenticato delle tensioni nell’Indo-Pacifico, ribadendo però che Pechino rappresenta un «interlocutore indispensabile per affrontare sfide globali e scenari di crisi». Per questo i Sette Grandi hanno chiesto esplicitamente alla Cina di non fornire materiale doppio uso (insomma, non militare ma volendo riconvertibile anche per far la guerra) alla Federazione Russa, aggiungendo che la Cina può far molto per fermare la guerra di Putin all’Ucraina. Può ma vorrà? Da questo interrogativo dovrà ripartire il G7 dei leader che a giugno si terrà in Puglia.

di Massimiliano Lenzi

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