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Putin può sopravvivere a una sconfitta militare?

Il tentativo di ‘guerra lampo’ voluta da Putin è miseramente fallito: Putin rischia seriamente di perdere, su tutti i fronti, e la stessa opinione pubblica russa appare divisa in tre campi distinti.
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Putin può sopravvivere a una sconfitta militare?

Il tentativo di ‘guerra lampo’ voluta da Putin è miseramente fallito: Putin rischia seriamente di perdere, su tutti i fronti, e la stessa opinione pubblica russa appare divisa in tre campi distinti.
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Putin può sopravvivere a una sconfitta militare?

Il tentativo di ‘guerra lampo’ voluta da Putin è miseramente fallito: Putin rischia seriamente di perdere, su tutti i fronti, e la stessa opinione pubblica russa appare divisa in tre campi distinti.
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Il tentativo di ‘guerra lampo’ voluta da Putin è miseramente fallito: Putin rischia seriamente di perdere, su tutti i fronti, e la stessa opinione pubblica russa appare divisa in tre campi distinti.
Questa è la “guerra di Putin”, scrivevamo qui otto mesi fa, ed è necessario per l’Occidente far sì che Vladimir Vladimirovic perda questa guerra senza che essa diventi una guerra “contro la Russia”, con l’obiettivo implicito o dichiarato di distruggerla. Al momento, Putin rischia seriamente di perdere la “sua” guerra: il tentativo di “guerra lampo” è palesemente fallito, le perdite in uomini e mezzi sono state ingentissime, le forze russe sono in fase di ritirata. La questione politica ora è di capire se Putin possa sopravvivere politicamente a una sconfitta militare di fatto. In estrema sintesi, l’opinione pubblica russa sembra divisa in tre campi: un settore minoritario “radicale” che esige una “vittoria totale” con la distruzione dell’Ucraina, considerata come mero vassallo americano, e che oggi critica Putin che non ha dichiarato guerra, mobilitato i riservisti e impiegato armi atomiche per vincere; un settore di dissidenti critici, anch’esso minoritario, che vorrebbe la fine delle ostilità e le dimissioni di Putin ma che è costretto a mantenere un basso profilo per evitare la galera o l’eliminazione fisica; una “maggioranza silenziosa” che per opportunismo e prudenza dichiara appoggio formale al presidente e che finge di ignorare la guerra fintanto che può continuare a vivere più o meno tranquilla (sono simili a quegli italiani che fino al 1943 non avevano problemi a fare il “saluto romano”, per scoprirsi antifascisti due anni dopo). Il problema di Putin è che per soddisfare i “radicali” dovrebbe prendere iniziative che gli farebbero perdere il consenso della “maggioranza silenziosa” in assenza di una vittoria militare rapidissima difficile da immaginare. C’è da chiedersi se l’assassinio della figlia di Dugin ad agosto sia stato un segnale di Putin ai “radicali” che anche loro rischiano la vita se criticano, o altro. Continuando sulla linea dell’“operazione speciale” dagli obiettivi indefiniti e variabili, Putin similmente rischia di perdere il tacito assenso della maggioranza, se la guerra continua a lungo senza produrre vittorie e la situazione economica si deteriora seriamente in inverno. Sul piano internazionale, poi, dagli ‘alleati’ cinesi è arrivato molto poco aiuto non meramente verbale e Xi ha segnalato apertamente ai kazaki che possono contare sull’appoggio cinese alla loro sovranità territoriale. L’Asia ex sovietica può dunque passare nella sfera di influenza di Pechino. Tempi duri per Vladimir, insomma.   Ottavio Lavaggi  

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