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Teheran, agonia teocratica

Le ragazze di Teheran stanno facendo ballare il regime integralista di Khamenei. Il ballo dell’ayatollah è la paura
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Le ragazze di Teheran stanno facendo ballare il regime integralista di Khamenei. Il ballo dell’ayatollah è la paura
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Le ragazze di Teheran stanno facendo ballare il regime integralista di Khamenei. Il ballo dell’ayatollah è la paura

Le ragazze di Teheran stanno facendo ballare il regime integralista di Khamenei il quale, come tutte le dittature, non sa ballare e reprime il dissenso che si esprime nella nudità dei volti senza velo e nei passi di danza. Il ballo dell’ayatollah è la paura. La sua, che gli nasce in corpo direttamente guardando i corpi delle giovani donne che non riesce più a controllare. E la paura del regime che, come tutte le dittature, sulla paura si regge e prospera. Finché dura. Perché – e se ne può esser certi – prima o poi la dittatura religiosa iraniana verrà giù: nessuna dittatura è eterna, mentre la libertà ha per sé l’eterno e trova nei corsi e ricorsi della storia umana il modo di risorgere. Anche attraverso il ballo dei corpi femminili che con la loro potenza creatrice hanno sempre fatto paura alla paura.

La cronaca la conoscete. L’8 marzo cinque ragazze hanno ballato senza velo e con l’ombelico scoperto nel popolare quartiere di Ekbatan, a Teheran, sulle note della canzone “Calm Down” e il video della libera danza è stato postato su TikTok. L’ayatollah, che non sa ballare né con i piedi né con lo spirito, ha reagito con l’umiliazione e con il pentimento delle ragazze che sono state arrestate e costrette a farsi riprendere in un altro video in cui compaiono nello stesso luogo della loro danza coperte dalla testa ai piedi, immobili e inespressive. È chiaro cosa voglia il regime integralista: la mortificazione dello spirito e del corpo. Dello spirito corporeo e del corpo spirituale. In due parole: la soppressione della libertà d’espressione, che fra tutte le libertà civili è la più importante perché è la umanissima fonte di ogni governo liberale.

La polizia iraniana è così usata per perseguire peccati che sono reati ma che in un mondo libero non sono né peccati né reati: sono la libera espressione del ritmo stesso della vita e della vitalità senza le quali ogni cultura, ogni religione, ogni civiltà e perfino ogni dittatura insterilisce. Non è un caso che le dittature e i totalitarismi abbiano sempre organizzato la vita giovanile per condurla docilmente a sostenere e alimentare lo Stato-chiesa (o la Chiesa-stato). La intossicazione delle studentesse avvenuta nelle scuole iraniane – un accadimento su cui si sa molto poco – va vista nell’ottica di questa esigenza che le dittature hanno di instradare, con le buone o con le cattive, il corpo della gioventù nel corpo statale. Ecco perché, se si rompe questo anello, inizia per il regime di Khamenei un ballo pericoloso che può condurlo alla dissoluzione.

Il ballo della libertà colpisce al cuore lo Stato integralista iraniano perché mostra in modo del tutto naturale che vita e integralismo islamico sono inconciliabili. O la vitalità farà crollare l’integralismo o l’integralismo metterà la vita in gabbia più di quanto non lo sia già. Ma in entrambi i casi il regime di Khamenei è ferito a morte. Se le ragazze continueranno a ballare, il regime andrà sempre più in confusione perché non dovrà fronteggiare e smontare un’ideologia avversa che vuole qualcosa di specifico ma la stessa libertà della gioventù, che a pelle nuda rifiuta di farsi inserire in un percorso di educazione alla sottomissione. Le regole del gioco autoritario e totalitario vengono sovvertite dalla rivolta dei corpi vivi e animati che ballano, danzano, cantano. Cosa c’è di più eversivo per un regime religioso dello spirito dionisiaco? Chissà, forse questi balli pericolosi sono la vendetta di Zarathustra che, guarda caso, era proprio di quelle parti.

di Giancristiano Desiderio 

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