Truss fa marcia indietro, ma…
| Esteri
Nel Regno Unito una petizione con la richiesta di nuove elezioni ha raggiunto in pochi giorni quasi mezzo milione di firme.

Truss fa marcia indietro, ma…
Nel Regno Unito una petizione con la richiesta di nuove elezioni ha raggiunto in pochi giorni quasi mezzo milione di firme.
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Truss fa marcia indietro, ma…
Nel Regno Unito una petizione con la richiesta di nuove elezioni ha raggiunto in pochi giorni quasi mezzo milione di firme.
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Londra – È il 2012 quando cinque deputati conservatori, eletti due anni prima nel governo di Cameron, pubblicano “Britannia Unchained” (Britannia senza catene). Sono Kwasi Kwarteng, Priti Patel, Dominic Raab, Chris Skidmore e Liz Truss. Il libro viene irriso come un prontuario di farneticazioni radicali di estrema destra. Un gruppo di Bannon laici che ambisce all’abolizione dello Stato e alla deregolamentazione della società. Il quotidiano “The Guardian” però mette sull’avviso e nel 2012 scrive: «Un gruppo di parlamentari conservatori sta cercando d’impadronirsi dell’agenda politica con le idee più di destra che il partito abbia visto negli ultimi decenni, e molti le stanno prendendo sul serio».
In effetti le idee del quintetto fanno gola a parecchi: piacciono ad anti Ue come Nigel Farage e Arron Banks, che hanno già in mente Brexit; piacciono agli oligarchi, che stanno mettendo le mani sul mercato immobiliare londinese sotto lo sguardo compiacente del sindaco Boris Johnson; piacciono a Putin che spera in una Ue indebolita; piacciono a Rupert Murdoch, che controlla i media; infine piacciono ai finanzieri, a cui fa gola l’idea di un Paese senza regole o fisco. Così a quel progetto di feudalesimo contemporaneo arrivano soldi (tanti), il supporto mediatico e gli eserciti di bot russi sui social media.
In quattro anni Brexit diventa una realtà. Alla distanza, possiamo osservarne i passaggi: una Brexit finanziata e mediaticamente pompata nel 2016; l’estromissione della “Brexit morbida” di Theresa May per “la Brexit dura” di Johnson nel 2019, fino all’ascesa al potere della Truss, con Kwarteng all’economia. I due non sono lì a caso: dieci anni fa hanno venduto una teoria e devono renderne conto a chi li ha sovvenzionati. Calano infatti le ombre sulla manovra di Kwarteng che ha fatto precipitare la sterlina, costringendo la Banca d’Inghilterra a intervenire con una manovra di 65 miliardi per stabilizzare la moneta.
Sabato il quotidiano “The Times” ha pubblicato uno scoop da cui traspare come Kwarteng abbia incontrato gli speculatori che hanno causato il crollo della sterlina, i quali gli avrebbero chiesto di “raddoppiare”. In breve, il tracollo sarebbe stato premeditato. Lo scandalo è stato subito liquidato come un “cocktail tra amici”, ma dopo la pubblicazione degli ultimi sondaggi – che danno al Partito laburista una maggioranza intorno ai 400 seggi (con i Tories ridotti a circa 60 su 650) – Kwarteng è stato costretto a ritirare la manovra sotto la pressione di donatori e di decine di deputati ribelli.
Esistono però altre manovre impopolari: il taglio di 18 miliardi alla spesa pubblica e la deregolamentazione delle aziende con meno di 500 dipendenti. Proposte che, una volta al varo, rischiano di causare altre rivolte, prolungando la crisi di un governo il cui progetto – Britannia senza catene – è sgradito alla maggioranza dei britannici. Per molti deputati conservatori si tratta di decidere se appoggiare la Truss, con la consapevolezza che a fine legislatura la loro carriera politica potrebbe essere finita, oppure sfiduciarla per tentare di riguadagnare consensi nei rispettivi collegi.
Intanto, una petizione con la richiesta di nuove elezioni ha raggiunto in pochi giorni quasi mezzo milione di firme.
Di Alessandra Libutti
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