Beata gioventù
La serata delle cover al Festival di Sanremo permette di fare qualche riflessione sull’evoluzione dei gusti del pubblico e della musica. Un processo di rinnovamento che, in questo caso, tende a scontrarsi con una realtà che può apparire persino spietata.
Beata gioventù
La serata delle cover al Festival di Sanremo permette di fare qualche riflessione sull’evoluzione dei gusti del pubblico e della musica. Un processo di rinnovamento che, in questo caso, tende a scontrarsi con una realtà che può apparire persino spietata.
Beata gioventù
La serata delle cover al Festival di Sanremo permette di fare qualche riflessione sull’evoluzione dei gusti del pubblico e della musica. Un processo di rinnovamento che, in questo caso, tende a scontrarsi con una realtà che può apparire persino spietata.
La serata delle cover al Festival di Sanremo permette di fare qualche riflessione sull’evoluzione dei gusti del pubblico e della musica. Un processo di rinnovamento che, in questo caso, tende a scontrarsi con una realtà che può apparire persino spietata.
La serata delle cover al Festival di Sanremo, globalmente molto bella, varia e intensa, permette anche di fare qualche veloce riflessione più generale sull’evoluzione dei gusti del pubblico e della musica. Con più che lodevoli eccezioni, ieri sera è apparso stridente il contrasto fra stelle del nostro firmamento musicale, sulla breccia da trenta, quaranta, addirittura quasi sessant’anni e chi dovrebbe prendere il loro posto.
Il naturale processo di evoluzione e rinnovamento, nel caso della musica tende a scontrarsi con una realtà che può apparire persino spietata. La differenza fra le performance di artisti come Gianni Morandi o Jovanotti (al di là del risultato della serata e del meritato riconoscimento ottenuto), Elisa, Nek, Ranieri e compagnia cantante con le presunte star di oggi lascia basiti.
Sono sembrati fare due lavori diversi, professionisti e dilettanti.
C’è tempo per imparare e migliorare, per fortuna, la buona volontà e i maestri non mancano, ma ci chiediamo se alcune carenze oggettive siano recuperabili.
A giudicare dalle prove di ieri, no. Anche nella furbizia di non scegliere paragoni devastanti per sé e per i propri limiti. Certo, a consolarci ci sono sempre Mahmood e Blanco, efficaci ed emozionati anche alla prova de “Il cielo in una stanza”, ma sono apparsi una fragorosa eccezione. Sì, quella famosa per confermare le regole… Singolare vedere annaspare molti protagonisti delle classifiche di Spotify, quando si tratta di fare sul serio un mestiere di incredibile difficoltà come il cantante. È una bella lezione anche per chi crede che esistano scorciatoie e un autotune per ogni problema della vita. Al netto del successo e degli ascolti strabilianti, Sanremo ci ha fatto ancora una volta un bel regalo ricordandoci che il talento, l’applicazione, la scuola e il sacrificio fanno l’enorme differenza fra i fenomeni e i fenomeni da baraccone. Di Fulvio GiulianiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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